Los Angeles, 9 Marzo 2022. La situazione è sempre quella: stiamo scrollando Instagram immersi nei nostri pensieri. A metà del feed, il post di Stab: una grafica inusuale per i nostri colleghi australiani. È uno semplice screenshot del sito ufficiale della WSL, dove per la prima volta nella storia viene comunicato che un campione del mondo è stato sospeso da qualsiasi circuito od evento. È Joel Tudor: il Kelly del longboard, eterno, con il suo stile unico e quell’aria da sciamano.
Abbiamo indagato sulla questione. A quanto pare Tudor è stato sospeso per aver esplicitamente accusato di corruzione la WSL. Sono vari nello specifico i punti che è andato a toccare. In primis, il californiano critica da tempo l’organizzazione del World Longboard Tour: poche tappe, ritardi nella pubblicazione del calendario e montepremi nettamente inferiori rispetto ai colleghi in tavoletta. Per farvi capire, il premio in palio per i primi classificati del CT al Meo Pro Portugal erano 80.000 $, contro i 10.000 $ riservati ai vincitori di una qualsiasi tappa del campionato mondiale di longboard.
Secondariamente, Joel non riesce a digerire la poca sponsorizzazione di contenuti noseride-related. Non a caso, se andate sulla pagina Instagram del WSL noterete che ai longboarder è riservato (forse) il 5% dei post: aerials, tubi e power surfing regnano incontrastati. Con Leo abbiamo pensato di impostare un dibattito su quanto accaduto. Da un lato del ring avremo il sottoscritto, nato tavolettaro ma amante del longboard e dello stile classico e retrò. Dall’altra sponda il boss di Tuttologic: shortboarder puro, radicale, come va per la maggiore tra le line-up italiane.
Dall’Italia al mondo intero: deficit culturale?
Sul fatto che le tavoletta attiri più attenzione, data la sua spettacolare dinamicità, non ci sono dubbi. Lo si può notare da molte cose, prima fra tutte la “cittadinanza olimpica onoraria” dei migliori shortboarder del pianeta. Tuttavia, il surf è un mondo infinito. Ci ostiniamo a dividerlo in settori, categorizzandolo, quando in realtà ci sono così tanti stili di surfata che contarli su due mani diventa complicato. E non potrebbe essere altrimenti, data la particolare soggettività dello scivolare sulle onde. Detto ciò, trasmettere un’immagine del surf legata alle manovre aeree e agli off the lip mi pare riduttivo.
È innegabile quindi che, soprattutto a livello mediatico, lo shortboard abbia molto più seguito di altre discipline. Lo paragonerei infatti al football americano: spettacolare, con una capacità di coinvolgere il pubblico in maniera dirompente. Il longboard classico, invece, lo identificherei più in uno sport come il pattinaggio artistico: calmo, leggiadro, composto da figure e simile ad una danza. Dei ballerini sulle tavole lunghe si apprezza di più il dettaglio forse, meno il risultato, quindi è necessario conoscerlo per esserne appassionati.
Nonostante ciò comprendo anche le frustrazioni di Joel Tudor: il longboard dovrebbe meritare gli stessi spazi della tavoletta. Tuttavia, il californiano ha sottovalutato un dettaglio non da poco. Non so quali siano le percentuali esatte, ma per quanto riguarda il numero di praticanti gli shortboarders sono in netta maggioranza. Ovviamente dipende dai posti e dagli spot. Prendiamo ad esempio la Liguria: nella line-up di Recco spesso si vedono più longboard rispetto a quanti se ne possono contare a Levanto. Una situazione analoga si può osservare paragonando California e Hawaii. Sul totale, però, gli amanti dei 9 piedi perdono nettamente a livello mondiale.
Credo quindi che Joel Tudor non abbia considerato l’aspetto meramente statistico. Ciò che propone la WSL non è altro che il riflesso di quello che vuole vedere la gente comune, più indirizzata verso lo shortboard. Il cambiamento può partire dall’alto, portando sponsor e media partners a investire di più sul longboard, ma considerate le dinamiche economiche di oggi mi pare troppo rischioso. Se si vuole un’inversione di rotta bisognerebbe iniziare a fare più cultura del longboard a partire dalle scuole di surf, localmente, alimentando il movimento e facendolo crescere. Solo in quel caso, a meno che anche il longboard non entri alle Olimpiadi, potranno sentirci dall’alto.
I numeri chiamano soldi
Joel Tudor è un grande, un mito, uno degli idoli di mio papà che di professione fa il chirurgo vascolare: sono cresciuto sentendone parlare. Ma Joel stavolta si è infilato in una trappola. Non so che dati avesse portato a sostegno della sua arringa social, chi è riuscito a leggere il post prima che lo eliminasse racconta di prove convincenti del fatto che il longboard sul profilo social di @wsl generasse più like, commenti e condivisioni dello shortboard. Io spero sia vero perché altrimenti non trovo appigli per difendere il campione del mondo in carica.
La World Surf League è un’azienda e le aziende seguono i soldi: se Billabong, Rip Curl, Quiksilver e pure tutti gli sponsor non di settore vogliono vedere “i salti” e le “onde giganti”, tu gli dai aerials e tubi. A meno che l’azienda in questione, la WSL, non abbia una fortissima motivazione a cambiare le cose, guidando il gioco com’è in parte in loro potere. Prendo l’esempio della battaglia per la parità di genere. Ahhh, qui sì che la WSL ha voluto strafare, andando contro ogni logica di business: il campionato femminile vende meno, fa meno ascolti, attira meno sponsor ecc ecc. Eppure con la forza delle idee e la voglia di cambiare il mondo del surf competitivo, la World Surf League è riuscita nell’intento di pareggiare i montepremi del circuito professionistico. Ora uomini e donne guadagnano le stesse cifre sul Championship Tour, anche se le competizioni maschili drenano la schiacciante maggioranza di investimenti, spettatori, click, sponsor e via dicendo.
È altamente improbabile che la crociata di Joel Tudor diventi quella della WSL, perché non esistono sufficienti spinte economiche, sociali o politiche affinché il longboard abbia pari dignità dello shortboard. E lo dico con dispiacere, da persona che surfa con le tavole corte ma perfettamente consapevole di perseverare in un errore. L’Italia è un paese per longboarder, il livello medio è decisamente più alto a dispetto di un numero minore di praticanti. Nel 2028 alle Olimpiadi di Los Angeles il longboard farà il suo esordio come specialità della disciplina del surf, sembra che si correrà a Malibu. Un’estate californiana danzando sulla tavola lunga, i cinque cerchi sullo sfondo. Qualche idea per spillare soldi agli sponsor io ce l’avrei.