Possiamo ormai dire che Matteo è di casa con Tuttologic, lo abbiamo definito il primo ospite umano del nostro podcast ed è stato l’oste della tappa di Riccione del Generazioni Tour. Abbiamo approfittato della sua presenza in terra francese per fare quattro chiacchiere riguardanti il longboard e soprattutto la scienza oscura delle pinne.

Quanto incide la scelta di una pinna sul longboard?
“La scelta delle pinne su di un longboard è fondamentale, anche perché rispetto allo shortboard, i long hanno una varietà di template per le pinne davvero immensa. Pensate a tutte le forme diverse che sono state progettate in particolare per la pinna centrale. Mi è capitato di vedere tanti sbagliare la pinna sul proprio long e non trovarsi per nulla, poi cambiarla ed innamorarsi della tavola.”
In base a cosa si sceglie?
“Secondo me i fattori per fare la scelta giusta sono, in ordine di importanza:
- Lo shape del longboard
- La tipologia di onda che si vuole surfare
- Lo stile di surfata che si vuole avere
Vi porto due esempi di pinne che si trovano agli opposti: la dolphin che ha una forma classica, stondata, come quella che disegnerebbe un bambino e la pivot, pinna dritta e senza rake. Avendo una forma così diversa queste due pinne impongono una surfata davvero differente. Vi spiego in che modo influenzeranno le vostre traiettorie.
Le pinne più allungate come la dolphin permettono raggi di curva più ampi, una risposta più forte in uscita dai bottom e una maggiore reattività nei cambi di direzione. Le pinne con poco rake come le pivot invece, non ti danno nessun tipo di proiezione in uscita dalle curve perché appunto come dice la parola stessa “pivotano” sul posto, quindi permettono raggi di curva molto stretti ma occorre un po’ più di forza per farle girare a dovere. Aggiungerei inoltre che grazie ad un area di superficie più ampia, sentirete di avere un po’ più di stabilità.

Se dovessi consigliare a che tavola la dolphin e la pivot dovrebbero essere associate, partirei dal presupposto che la prima va bene su qualsiasi tipologia di long, la dolphin è una pinna all-round. La pivot invece privilegia long molto classici, perciò state attenti a non usarla su longboard pin tail o speed shape perché ne limiterebbero la surfata”.
Quindi anche l’onda è un fattore da considerare nella scelta della pinna?
“Certo! Se vuoi surfare un’onda tipo beach break che varie in continuazione, fatta di diverse sezioni e che possa anche regalare una certa misura, allora propenderei per la dolphin. Al contrario se abbiamo un’ondina o anche qualcosa che arrivi fino al meteo e mezzo, bella ripida ma che corre costante, allora possiamo pensare di goderci il noserider di fiducia e mettendo su una bella pinna pivot non rimarremo assolutamente delusi.
Tutte queste valutazioni comportano di conseguenza un differente approccio alla surfata. Per poter sfruttare al meglio una pivot dovremmo stare più sul tail e spingere con molta forza soprattutto nel bottom, fino quasi a far impennare il long per poterlo agganciare. Come risultato avremo delle curve più corte e meno appoggiate sul rail. Con le dolphin se la tavola lo permette, possiamo pensare di surfarla anche dal centro ottenendo una reattività ed una maggior progressione, quasi una spinta, sia in uscita dal bottom che dalle curve. Con le pinne flex possiamo fare curve più lunghe ed usare bene i rail del nostro longboard.
Per il noseriding invece entrambi le pinne possono andare. Aggiungo che tra una classica dolphin ed una pivot, nel mezzo ci sono un infinità di forme che consiglio a tutti di provare per avere sempre delle nuove sensazioni anche su tavole con cui magari ci troviamo già bene, al punto quasi di averle a noia”.
Longboard e tavoletta: il primo può essere un grande allenamento per la seconda. Sei d’accordo con il nostro Edo Cartoni?
Si sono d’accordo con Edo, soprattutto per un tavolettaro che magari usa un long performante può essere un buon allenamento muovere qualcosa di un po’ più lungo.
In generale comunque penso sempre che variare tavola nel surf sia fondamentale e davvero divertente: ti fa scoprire sensazioni diverse, nuovi modi di scivolare sull’acqua che uno che è sempre andato in shortboard non può capire.

Oltre che un ottimo surfista, tutti ti conosciamo anche come shaper: quanto è importante viaggiare e provare diverse tavole all’interno di una stessa session?
“Grazie mille ragazzi! Ho avuto la fortuna di viaggiare molto e penso che questo mi abbia fatto crescere tantissimo dal punto di vista surfistico. Sono dell’idea che certe onde chiamino determinate tavole o meglio: si assaporano meglio con certe tavole rispetto ad altre. Questa convinzione l’ho maturata nei miei periodi in California. La ci sono un’infinità di onde, tutte con caratteristiche uniche. Ti rendi conto cosa funziona bene e cosa no, oppure cosa avrebbe senso aggiungere o togliere.

Ormai ho un certo piede con le tavole che faccio e prima di entrare ho la sensibilità per scegliere la tavola più adatta alla condizione. Per me provare tavole diverse sulla stessa onda è un buonissimo test, a casa non mi capita mai di avere questo lusso.
Hossegor e Biarritz sono due grandi centri naturali di test per le tavole, sei d’accordo?
Sull’oceano sicuramente hanno la fortuna di avere le onde quasi tutti i giorni e questo gli permette di avanzare velocemente sia nel surf che nello sviluppo delle tavole. Grazie a frequenza e varietà possono sperimentare sempre nuove accoppiate di longboard e pinne, purtroppo in Italia le poche volte che ci sono le onde non possiamo permetterci il lusso di sprecare una session.

Ringraziamo Matteo e cogliamo l’occasione per ricordarvi che è iniziato il waiting period per i campionati assoluti di Longboard che si terranno a Recco e saranno co-organizzati da Blackwave e Tuttologic Surf. Matteo sarà uno dei partecipanti alla gara, per le iscrizioni ed ulteriori informazioni vi invitiamo a leggere l’articolo dedicato.