Dopo averlo visto distruggere delle destre solide e consistenti ma anche spalle, braccia e gambe dei componenti della squadra italiana di surf, ho contattato Yann Martin per avere qualche feedback sul recente ritiro della nazionale in Marocco. È stato un sollievo vedere la selezione juniores prima e quella open poi allenarsi in Nord Africa, con onde di qualità e misura, in condizioni spesso world class. Qui sotto il coach della nazionale mette in mostra il suo power surfing a 53 anni.
C’è ovviamente un motivo se la maggior parte dei ritiri dell’Italia finora si erano svolti in Centro America, oppure nel periodo estivo in Europa: purtroppo le competizioni decisive ai fini delle qualificazioni olimpiche, come anche i QS a cui partecipano i nostri (Leo e Jesse esclusi), si disputano in condizioni spesso al di sotto della media di quello che sarebbe legittimo considerare un buon surf per i canoni di un atleta. Quindi Yann Martin ha deciso di insistere su location come El Salvador e Costa Rica.
Il training camp si è svolto nella zona di Safi, a nord-ovest di Marrakech. In quel tratto di costa oltre alla celebre e temuta onda tubolare di Safi (consiglio a proposito questo documentario sulle sfortunata vicenda di Billy Kemper a Safi) esistono diversi spot spesso poco frequentati, l’ideale per portare in acqua un team nazionale ed allenarsi senza disturbare e soprattutto essere di disturbo per i locals. Un’area che Yann Martin conosce molto bene, perché non tutti sanno che il “Colonnello” è nato in Marocco da genitori francesi, muovendo i primi passi sulla tavola proprio a Safi.
Coach come mai hai deciso proprio adesso di proporre un training camp così improntato sulla parte fisica?
Con i ragazzi abbiamo approfondito a lungo gli aspetti tecnici, infatti sono soddisfatto perché surfano tutti meglio. Alcuni ci mettono anche intensità ma non appena il gioco si fa più duro in una heat perdono fisicamente, gli manca la resistenza per lo sprint finale. Così abbiamo perso troppe heat. Adesso quindi è arrivato il momento di cambiare, voglio mettere la mia squadra nella condizione di poter lottare per vincere: nessuno gli regalerà mai niente durante la loro carriera.
Abbiamo visto dai profili Instagram degli atleti che gli allenamenti fisici venivano guidati da un trainer marocchino, un uomo dalla stazza imponente. Di chi si trattava?
È una persona che si occupa di allenamenti ad alta intensità (su Instagram si chiama @alpha_warrior0000), lavora spesso con miei amici di lì. Comunque ci confrontavamo prima di ogni workout, ero sempre presente a motivare e valutare i ragazzi durante gli allenamenti. Di giorno in giorno decidevamo se aggiungere o togliere qualche grado di intensità alla parte fisica a seconda di quanto e come avevamo lavorato in acqua la mattina sulla parte tecnica.
Mettere così a dura prova il team aveva uno scopo più fisico o mentale?
Sicuramente ho avuto un riscontro importante dal punto di vista della forza mentale, continueremo a lavorare sulla mentalità di questo gruppo molto giovane perché hanno bisogno di cambiare il proprio approccio allo sport di alto livello. Se vogliamo vincere dei titoli adesso dobbiamo accelerare.
Come hanno performato in acqua gli atleti dopo workout fisicamente così intensi?
Ti ringrazio per la domanda perché l’obiettivo del training camp era proprio questo: far surfare i ragazzi sotto stress fisico. Più passavano i giorni, più ovviamente la fatica pesava sulle spalle degli atleti. Ma la maggioranza di loro surfavano sempre meglio, iniziando a capire come trovare energie e forze nei momenti di difficoltà. Dovendo gestire la fatica riuscivano ad essere più lucidi e concentrati, più attenti a non sprecare opportunità durante la session. Alcuni hanno preso decisioni migliori e commesso meno errori del solito.
Ci potresti dire chi hai visto meglio tra i ragazzi e le ragazze? Chi era più in forma?
Non è importante capire chi fosse meno o più in forma, l’obiettivo era abituare tutti a questa sensazione per cui anche se pensi di non farcela più, puoi sempre trovare una riserva di energia dentro di te se hai la forza mentale per non arrenderti. La verità infatti è che non sarà mai una settimana di lavoro fisico intenso a cambiare la tua forma atletica, ma sono sicuro che chi veramente ha un obiettivo di carriera nel surf trarrà grandi insegnamenti dall’ultimo training camp.