Si è conclusa da poco “How do surfers get paid”, l’ultima serie di Stab che punta la lente d’ingrandimento sul rapporto tra surfisti e sponsor. Quattro episodi intrisi di retroscena pazzeschi, storie di cui uno come me va ghiotto. La serie è disponibile soltanto per gli utenti Premium e quindi oltre a consigliarvi di sottoscrivere l’abbonamento a Stab, perché merita, volevo condividere alcuni aneddoti veramente interessanti e curiosi. Oppure notizie tipo:
- Bobby Martinez ha rifiutato 1.2 milioni l’anno da un top surf brand perché avrebbe dovuto rispettare impegni e vincoli contrattuali che non gradiva. Bobby Martinez è anche insieme a Dave Rastovich l’unico surfista a non esser presente sui social media.
- L’atleta più pagata di sempre da Red Bull è Carissa Moore, 350.000 di stipendio fisso all’anno da oltre 10 anni, con bonus da 350k ulteriori per la vittoria del mondiale WSL e 500.000 per la medaglia d’oro alle Olimpiadi.
- Gli accordi più onerosi della storia del surf sono stati firmati da John Florence con Hurley, 4 milioni di dollari l’anno, e Dane Reynolds con Quiksilver: 3.5 milioni annui. Oltre a loro soltanto altri 10 atleti del surf hanno firmato accordi da 1 milione o superiori con brand di abbigliamento. Tra questi non ci sono né Italo Ferreira né Filipe Toledo.
Mai fidarsi di Jordy Smith: quella stretta di mano che gli costò 500.000$
Letteralmente all’inizio del primo episodio il regista piazza una storia che se te la raccontano non ci credi. Un’apertura scoppiettante, con gli effetti speciali: Billabong contro Jordy Smith. La vicenda viene presentata dal punto di vista di Jordy ovviamente, l’atleta accusato, e Paul Naude, ex Ceo di Billabong e fondatore di Vissla, la parte accusatrice. Tutto ha inizio nel momento in cui il surfista sudafricano ancora minorenne stava per qualificarsi sul CT, quando da tutti veniva etichettato come il prescelto. Surfava con Billabong e Billabong naturalmente voleva rinnovare. Si incontrano Paul Naude e Graham Smith, il papà di Jordy, per discutere del contratto. “Quanto volete?”, gli chiede l’allora boss di Billabong. “250.000”, risponde Smith senior. Paul Naude accetta senza battere ciglio, i due si stringono la mano e l’incontro si conclude tra sorrisi, abbracci e baci.
Subito dopo all’orecchio degli Smith cominciano ad arrivare offerte da 600.000$, poi 700.000 e via così. Il papà di Jordy dà la sua parola ad un altro sponsor. Nel mentre Billabong fiuta la situazione perché Graham Smith inizia a disertare le call, quindi il manager Paul Naude capisce che la promessa è stata tradita. Billabong prende provvedimenti e fa causa alla famiglia Smith per 500k di danni. Gli Smith si trovano costretti a vendere tutto per sostenere le spese legali e per 8 mesi, racconta Jordy, vivono dalla nonna. Un dramma inimmaginabile venuto fuori per un maledetto sticker sul nose di una tavola da surf.
Avanti veloce agli US Open del 2007: Jordy Smith finisce la sua heat ed appena uscito dall’acqua incontra gli avvocati di Billabong che boom, gli mettono in mano i documenti della citazione in giudizio. Questo succede davanti a tutti i marketing manager con cui la famiglia Smith stava trattando. Paul Naude racconta di aver mandato il team legale durante gli US Open di proposito, in modo che i suoi colleghi di altri brand potessero rendersi conto della scarsa affidabilità che Graham e suo figlio Jordy avevano dimostrato nella specifica situazione.
Alla fine Jordy Smith ha dovuto pagare 500.000€ a Billabong. Il commento di Paul Naude, accompagnato da una risata, è perfido: “Diciamo che abbiamo avuto dell’extra budget per il marketing”.
La scommessa persa da Joel & Taj
Avete inteso il tenore degli affari e la profondità delle informazioni rivelate da Stab? È roba scottante. Gossip puro, con dei ragionamenti dietro, ma sempre di soldi e contratti si parla. C’è una storia interessante sui gemelli del gol Taj Burrow e Joel Parkinson: una scommessa andata male, diciamo così.
Ad un certo punto nella loro carriera entrambi i surfisti australiani si sono trovati a firmare un contratto da 1.5 milioni all’anno con la Billabong. Ai tempi, e non è ben specificato che anno fosse, il dollaro americano e quello australiano erano alla pari. La Billabong quindi diede la possibilità a Taj & Joel di decidere in che valuta esser pagati: potevi scegliere una volta per sempre, sarebbe stato scritto nel contratto.
Entrambi, forse per spirito patriottico, scelsero di esser pagati in dollari australiani. Scommessa perdente: negli ultimi 5 anni 1 dollaro americano è valso dagli 1,25 agli 1,67 dollari australiani. Oggi il cambio è 1 dollaro americano = 1,47 dollari australiani. La pagella in politica internazionale e monetaria? Rimandati a Settembre.
Perché non nascerà mai un altro Andy Irons
Andy Irons nella vita era selvaggio e puro come il suo modo di stare sulla tavola. Nella serie di Stab vengono raccontati 3 episodi pazzeschi:
- Il team Red Bull parte per un boat trip alle Fiji. La sera si gioca a poker, Andy e suo fratello Bruce bisticciano, il litigio si fa sempre più aspro. Il manager di Red Bull dell’epoca racconta che per la rabbia Andy prese il suo MacBook e lo scaraventò fuori dall’oblò della barca, lasciandolo morire sul fondo dell’Oceano Pacifico. Bruce invece ha un’altra versione: “È vero che Andy era già nervoso perché avevamo discusso, ma il lancio del Mac avvenne dopo, quando mio fratello rientrò in camera: trovò Lyndie a chattare con un suo ex o qualcosa del genere e nero di rabbia buttò il computer fuoribordo”.
- Nel 2006 Quiksilver fece un tour della east coast americana per celebrare la vittoria del mondiale di Kelly Slater. Siccome le tappe erano molte ed il tempo a disposizione poco, volarono su un jet privato. Al termine del tour Kelly sarebbe dovuto scappare a Barra de la Cruz, in Messico, per il Rip Curl The Search. Non si trovava un volo commerciale comodo per far arrivare Slater in tempo, perciò decisero di volare in Messico sempre col jet privato. Andy per caso incontra il team Quik in aeroporto e va su tutte le furie, urlando quanto segue: “Fuck you! Where is my fucking jet?”. Era talmente fuori di sé che ovviamente finì per vincere il contest. Legend.
- Quando Red Bull decise di rompere con Andy (che passò in Monster) perché tutti ormai sapevano che faceva uso di droghe pesanti, Andy scrisse quanto segue all’head of athlete marketing: “I was winning World Titles while you were bogging cutbacks at T-Street. Watch your back in Hawaii”. Legend, di nuovo.
Red Bull vs Monster: gli energy drink domineranno la surfing industry
A detta di molti Red Bull e Monster diventeranno le colonne portanti della surfing industry, ammesso che non lo siano già. E con l’inserimento del surf alle Olimpiadi, i due colossi del settore energy drink stanno allungando le mani su tutti i top mondiali per assicurarsi di avere i propri atleti sul podio. Jack Robinson e Griffin Colapinto sono prossimi alla firma con Red Bull, mentre Gabriel Medina è entrato in Monster.
Tornando indietro nel tempo invece Kolohe Andino racconta di quando si presentò in un boat trip alle Mentawai con una tavola verde, verde Monster. Fu subito redarguito dal team manager: “No more green boards”. Dalla serie viene fuori che nell’ambiente si ha una percezione molto seria e rigida di Red Bull, tant’è che Noa Deane (atleta Monster) fa questa analogia: “Red Bull è più tipo una F1, Monster è come fosse la MotoGP”. Mentre Chris Mater, General Manager di Red Bull USA dal 1999 al 2018 ed attuale CEO di Surfing Australia, la presenta così: “Monster è più da rockstar libere e senza regole, Red Bull ha dei principi e delle regole severe”.
Concludo citando quel Paul Naude ex Ceo Billabong e fondatore di Vissla che fece pagare a Jordy Smith il salatissimo conto di 500k per quella galeotta stretta di mano. Parlando della cultura del surf, dice: “Mi dispiace per i surfisti del CT ma sono gli spiriti liberi a creare veramente la cultura del nostro sport”. A supporto di questa affermazione, vorrei giusto mettervi a conoscenza del fatto che Jamie O’Brien ha più iscritti (851.000) al proprio canale YouTube di Billabong, Rip Curl, Surfline, Stab e Quiksilver messi insieme. La WSL è di poco avanti: 869.000. Quindi l’idea che ha del surf il resto del mondo secondo voi è quella presentata da JOB o dalla WSL?