di Luca Filidei
Con il waiting period di Parigi 2024 sempre più vicino (dal 27 luglio al 5 agosto), iniziamo a parlare delle Olimpiadi del surf con una preview sui generis. Dei vari Carissa Moore e John John Florence ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora parecchio, ma quale migliore occasione delle Olimpiadi per concentrarsi su quei personaggi poco conosciuti, provenienti da paesi surfisticamente meno rilevanti, che il CT lo seguono soltanto da YouTube? Lo avete già capito: qui di seguito non troverete campioni del mondo o super talenti generazionali. Al contrario i surfer presenti in questa lista si sono qualificati attraverso i World Surfing Games ISA, le classifiche continentali ed i giochi panamericani. Insomma, tutto tranne la WSL.
Se poi saranno underdog da qualche heat o capaci di concretizzare lo swoosh-mantra “Impossible is nothing”, lo vedremo tra un paio di mesi. Ora è semplicemente il momento di conoscerli. E quindi ecco a voi cinque incredibili storie in avvicinamento alle Olimpiadi del surf.
Sanoa Olin: a Teahupo’o va lei per Team Canada, non Erin Brooks
Avrebbe fatto piacere vedere un primo atto tra Erin Brooks e Caitlin Simmers già a Tahiti, ma aspettare qualche mese per vederle 1 vs 1 nel CT non mi sembra qualcosa di improponibile. Intanto alle Olimpiadi per il Paese della “foglia d’acero” ci va lei, la goofy Sanoa Olin, grazie ai WSG 24 e soprattutto al risultato ottenuto durante i 2023 Pan American Games a Punta de Lobos. Una medaglia d’argento che sa d’impresa data la super cavalcata compiuta nei ripescaggi. A fermarla (per ben due volte) solo Tati Weston-Webb, che magari Sanoa potrebbe rincontrare a Tahiti. Classe 2005, la canadese sta ultimamente facendo molta pratica a Chopes, ma se pensate che voglia soltanto fare una passeggiata d’onore a Teahupo’o vi sbagliate. Il forte temperamento è la sua caratteristica principale, e dopotutto non potrebbe essere altrimenti. Proviene da un Paese che di grandi surfisti non ha mai sentito parlare. Hockey, sci, snowboarding, curling: questi sì che sono gli sport canadesi. Il surf della “foglia d’acero” (aspettando Erin) l’ha in fondo costruito proprio lei: Sanoa. O meglio, quelle che in Canada sono conosciute come le “surfing sister”, perché a ottenere ottimi risultati c’è anche la sorella maggiore Mathea, prima canadese a vincere una tappa del QS. Attualmente le due sono terze nel ranking North America QS e il futuro, anche a livello super pro, potrebbe riservare delle belle soddisfazioni. Intanto però le Olimpiadi. Sanoa lì ci andrà per far capire che il Canada è anche altro, non esclusivamente pattini e puck, e la sua arma segreta sarà proprio il carattere. Per lei, nata e cresciuta a Tofino, la passione è tutto. Orgogliosa di definirsi una “cold water surfer”, non si è mai spaventata per le estreme condizioni in cui ha dovuto surfare. Pioggia, neve, temperature polari… niente le ha mai impedito di entrare in acqua. Bastava una buona muta e un’onda da spaccare. A Tahiti sarà tutto diverso? Sono d’accordo. Ma con una dotata di questo temperamento (nel senso letterale del termine) non si può mai sapere…
Tim Elter & Camilla Kemp: la doppietta tedesca
Okay, prima mi sono riferito a nomi singoli ma in questo caso è inevitabile parlare del “team”, anche se poi gran parte del focus è incentrato su Tim Elter. Lui, classe 2003, in fondo è un caso a parte. L’underdog degli underdog. Il bravo ragazzo che (forse solo all’apparenza) sembra più adatto al dress code di un circolo inglese di tennis rispetto alle lineup di mezzo mondo. Uno che, invece di fare l’agguerrito local, ti immagini dire al turista di turno: “Per favore, potresti lasciarmi un po’ di spazio?”. Del resto, Tim nemmeno pensava di andare alle Olimpiadi. È vero che dopo aver completato la gavetta nelle categorie Junior era entrato nel giro della nazionale, però con i colori della Germania era sempre l’alternativa di qualcuno. Il surfer da mettere in panchina sperando che nessuno dei titolari si infortunasse. Peccato (per l’infortunato si intende) che è proprio così che la storia continua. Ai WSG ISA 2024 la Germania si ritrova obbligata a sostituire un surfer e per Tim si apre l’occasione che stava aspettando. Un buon risultato permetterebbe a Team Germany di bissare la partecipazione a Tokyo 2020, ma è facile attendersi che sia qualche altro tedesco ad ottenere il pass, non certo quel ventenne semisconosciuto che vive alle Canarie. Nel draw ci sono infatti l’olimpionico Leon Glatzer e il talentuoso Dylan Groen, giovane con tanta esperienza nel QS: le possibilità di Tim sembrano ridotte al minimo. Ma poi ecco il bello dello sport. Con grande sorpresa Leon esce al round 4 dei ripescaggi, mentre Groen ed Elter intraprendono un faccia a faccia a distanza che Tim vince al round 7, quando Dylan viene eliminato per via di Rio Waida e del nostro Leo Fioravanti. Il sogno olimpico si è finalmente avverato e la foto scattata a Elter dopo quella heat è già un must di questa “Road to Paris 24”. Le sue chance a Tahiti? Si sa che nei tubi si è allenato parecchio. Poi l’esperienza conta e con gente come Medina e Florence sarà durissima. Tim però è l’underdog degli underdog, quindi in fondo cosa ha da perdere? Un ragionamento applicabile anche a Camilla Kemp, classe 1996. Lei vive a Guincho, in Portogallo, e da anni sta provando a sfondare nella WSL. Quest’anno è sesta nel ranking QS Europe ma nelle CS non ha mai avuto delle reali possibilità. Paris 2024, ottenuta grazie ai Mondiali ISA, è senza dubbio la sua grande occasione. Le giovani connazionali Noah Klapp e Rachel Presti scalpitano dietro di lei ma per questo giro la lycra è di Camilla. “It’s your time” mi sembra lo slogan giusto da ripeterle ogni mattina. Ora o mai più.
Sol Aguirre: le Olimpiadi del surf l’occasione della vita. La grinta della figlia d’arte peruviana.
Di tutti i nomi presenti in questa lista Sol, classe 2003, è sicuramente uno dei personaggi più noti (oltreché più social). Conosciutissima in Perù, la sua nazione, rappresenta la punta di diamante di un movimento in grande crescita grazie ad uno stile molto tecnico. Oltre a lei alle Olimpiadi nel surf ci saranno infatti anche i connazionali Lucca Mesinas e Alonso Correa, ma in campo femminile Sol sarà l’unica a difendere i colori del suo Paese, raccogliendo il testimone da un’icona come Sofia Mulanovich, campionessa del mondo ASP 2004 che tanto aveva fatto sognare a Tokyo 2020. E pensare che, nonostante i 4 titoli vinti nella categoria South America Junior della WSL, il suo percorso verso Tahiti non è stato per nulla scontato. Prima il nono posto nei Giochi Pre-Panamericani a Panama, un risultato che le ha impedito momentaneamente di partecipare ai Pan American Games 2023 a Santiago del Cile, importantissimi per ottenere una quota diretta per Parigi. Le sue colleghe Arena Rodríguez e Daniella Rosas (che si era qualificata per Tokyo) al contrario ce l’avevano fatta, ma poi si è presentata l’occasione dei Campionati del Mondo ISA a El Salvador, dove Daniella e Sol sono diventati campioni. Un risultato che cambia tutto perché a quel punto a Santiago del Cile ci vanno proprio loro due, mentre Arena resta a casa. Il primo posto in ogni caso sfuma: Sol arriva quinta e i sogni per Teahupo’o sembrano ancora più irrealizzabili. E se ciò non bastasse ecco comparire i primi infortuni della carriera. Due tagli abbastanza profondi, tra cui uno al piede che ha richiesto otto punti durante i Giochi Panamericani e un paio di distorsioni che le compromettono la preparazione ai WSG ISA alias “ultimo treno per Parigi”. Game over quindi? No, per niente. Sol infatti risponde con 4 heat vinte e una cavalcata che la conduce fin quasi in finale, fermandosi solo davanti a Sally Fitzgibbons e Tati Weston-Webb. Il pass per Tahiti è finalmente suo e quelle parole dette fra le lacrime all’intervistatore – “This is the best moment of my life” – dicono molto sulla sua forza mentale. Dopotutto lo slogan “keep punching” è qualcosa che appartiene non solo a Sol ma a tutta la sua famiglia. Suo nonno materno era un pilota automobilistico professionista. Sua madre una pallavolista di ottimo livello. E suo padre, Germán Aguirre, un pluricampione nazionale di surf. È lui che ha spinto Sol e sua sorella a praticare questo sport. Il trasferimento a Los Órganos faceva parte dei suoi piani, così come il know-how che le ha trasmesso riguardo alcuni spot segreti della costa nord del Perù, diventati tra i preferiti di Sol. Lei da parte sua ci ha messo talento e tanta perseveranza. I risultati la stanno premiando. In questi ultimi anni ha vinto molte gare e compete ormai stabilmente nelle CS. Poi ovviamente il sogno è il Championship Tour ma per quello sembra dover ancora aspettare. La priorità ora sono le Olimpiadi che Sol identifica solo in Chopes, la temibile onda che riesce a spaventare persino i super pro. Riguardo a questo vi svelo un segreto. Lo sapete in cosa eccelleva suo padre? I tubi.
Candelaria Resano: the “Band-Aid girl”. Ossa rotte a Tahiti e coraggio da vendere.
La sua storia è probabilmente una delle più folli. E il suo soprannome in fondo dice già molto. Innanzitutto però una domanda: perché Candelaria andrà alle Olimpiadi? Tramite la WSL? No, sappiamo tutti che non partecipa al CT. Per mezzo di qualche competizione ISA? Ha ottenuto un ottimo terzo posto al Mondiale U18 lo scorso dicembre ma ai WSG 24 non era nemmeno nel draw. E quindi? Per farla breve Candelaria ha sfruttato il cosiddetto “Universality Slot”, una specie di wildcard che il Comitato Olimpico può riservare per quelle Nazioni storicamente poco rappresentate. Il Nicaragua, il Paese di Candelaria, era uno di questi e così uno slot (tra i 102 a disposizione) è andato proprio a lei. Insomma, una “Road to Paris” bella spianata. Anche se in realtà il percorso è stato tutt’alto che facile. Il pass del resto te lo devi anche meritare e così la Resano si è dovuta cimentare su Chopes durante l’Athlete Training Camp organizzato a Tahiti nel luglio 2023. Di cosa si trattava? Praticamente era un “training test” utile per alcune surfiste che avevano buone chance di qualificarsi per le Olimpiadi ma completa inesperienza a Teahupo’o. Sì, esatto, c’erano surfer che non aveva mai surfato Chopes. Sia chiaro, non era una specie di gara WSL con solo qualche surfista in acqua. Lì l’accesso non era limitato. C’erano turisti. Spettatori. Persino (non so come sia possibile) amatori che si avventuravano in acqua. Uno di questi perse la tavola proprie mentre Candelaria stava surfando la sua prima onda e… sbam! Frattura multipla del naso. Poco dopo si trovava all’ospedale di Papara. I raggi X confermarono la diagnosi ma il resto fu persino peggio. Il naso era ridotto ad una poltiglia, fuori posizione, e il viso stava diventando sempre più gonfio. Gli occhi invece erano neri, come se facesse boxe invece che surf. Suo padre voleva metterla su prossimo volo per il Nicaragua, un gesto comprensibile, ma Candelaria a sorpresa disse no. Lei sarebbe rimasta. E badate bene, non a guardare le altre allenarsi a Teahupo’o, ma nella lineup insieme a loro. Pensate che non doveva immergersi su ordine dei medici ma qualche onda con quel cerottone sulla faccia la prese comunque. Un mese dopo venne operata e finalmente poté ritornare a respirare dal naso. Quando si dice avere determinazione… Ma se pensate che sia questo l’infortunio più serio della giovane Candelaria vi sbagliate. A soli sei anni venne ferita al viso da una pinna, rimediando un taglio profondissimo che la costrinse a proteggersi per lungo tempo con un altro cerotto. Ricominciò a surfare soltanto due settimane dopo e il suo più grande problema era procurarsi “band-aid” impermeabili. Capito? Lei pensava ai cerotti. In una recente intervista ha poi detto: “Tutte le mie cicatrici fanno parte di me”. Ha anche aggiunto: “And I love it”. Sì, questo l’avevamo capito. Universality Slot meritatissimo.
Alan Cleland: il classe 2002 sarà la mina vagante di Parigi 2024
Concludiamo questa lista con è un surfer che fatico a definire underdog. Certo, questo atleta messicano sta facendo i primi passi nelle CS ma nelle QS North America è già un nome da evidenziatore giallo. E poi non dimentichiamoci la conquista del Mondiale ISA 2023. Il suo personalissimo motto è “Always go on the best wave you see” e mi viene spontaneo immaginarlo mentre esegue qualche take-off da kamikaze a Chopes. Lui, nativo di Boca de Pascuales, un piccolo villaggio dove se non fai il surfista fai il pescatore, ha di certo imparato da suo padre, free surfer che gli ha insegnato ad essere impavido e ad avere pazienza: due doti fondamentali nella lineup. A sei anni surfava praticamente tutti i giorni con i suoi amici e la sua routine prevedeva: sveglia all’alba, corsa sulla spiaggia per vedere le onde, surf. Il suo home spot è un’onda che quando si accende può far tremare le gambe anche ai surfisti più esperti. Lui la descrive così: “For me, the wave at home is the scariest thing. It gets huge, so any other place other than home, it’s like, ‘All right, rad, perfect’”. Insomma, non proprio da tutti. Ma in fondo Alan è riuscito a mantenere la calma anche quando a dodici anni è incorso in un gruppo armato al ritorno da una gara di surf. Fortunatamente in quella occasione tutto è andato per il verso giusto, eppure ciò dimostra la sua calma olimpica (sì, è il caso di dirlo). Previsioni su Parigi 2024? Troverà il meglio del meglio e non sarà facile. Però una heat con Alan non me la perderei. Ama surfare grosso e si fionda su ogni opportunità. E se poi azzecca anche un take-off da paura…