Dopo 15 ore di viaggio il jet leg mi rende difficile capire che ore siano al momento. Una notte passata tra aereo e taxi, poi subito yoga la mattina seguente per riprendersi e nel pomeriggio che fai, ti privi di un bagnetto con la tavola? Non ho nemmeno realizzato di essere dall’altra parte del mondo ma vedo l’oceano e la fatica del lungo viaggio scompare. Una leggera tensione, lo ammetto: non entravo in acqua da circa quattro mesi e l’ultima volta in Sardegna avevo dovuto lottare parecchio, erano condizioni difficili per chi come me ha iniziato da poco. Ma ho voglia di rientrare e, soprattutto, di divertirmi a cuor leggero. Prendo la prima onda ed esplodo di gioia. Rimango fino al tramonto ed esco soddisfatta.
Prima tappa: Hiriketiya. Ritrovare il feeling
In tanti mi avevano detto che lo Sri Lanka fosse un ottimo posto per imparare o migliorare a surfare. Sono a Weligama, nella costa sud-est del paese. Le onde sono morbide e gentili, non troppo grandi ma spingono con l’intensità direi adeguata alle mie aspettative. Il mio viaggio inizia in realtà a Hiriketiya, una piccola baia poco più a ovest dove passo le prime tre notti. La spiaggia è bellissima: acqua blu, limpida, spot incontaminato rispetto a Weligama (e soprattutto meno affollato) e completamente circondato da palme. Le onde spingono leggermente meno, ma devo riprendere confidenza dopo i mesi di stop perciò va bene così. Non il massimo come session ma il riscatto non tarda ad arrivare: il giorno seguente azzecco i tempi su un’onda che pensavo fosse troppo grande ma su cui invece me la cavo. Che feeling assurdo sentire la tavola che scorre così veloce sotto i piedi.
Seconda tappa: Weligama. Cittadina di turismo del surf e pescatori
Il terzo giorno lasciamo Hiriketiya e ci spostiamo a Weligama. Weligama significa letteralmente “villaggio di sabbia”, un beach break che è probabilmente uno dei migliori posti per beginners in tutta la costa. Una cittadina costiera divisa tra il turismo di surfisti e la pesca. Come in quasi tutta l’isola, il noleggio della tavola ha un costo irrisorio: 500 LKR per un’ora (circa 1,40€) e 1000 per tutta la giornata (neanche 3€). L’acqua non è pulitissima e lo spot dopo una certa ora diventa veramente affollato, specialmente verso ovest, dove si creano onde un po’ più grandi. Per questo cerchiamo sempre di entrare in acqua verso le sei del mattino. Dalle otto diventa già più caotico.
A Weligama, complici anche le abrasioni che ho sulle gambe e sugli avambracci, decido di lasciare il softboard e provare una tavola vera, di resina, da otto piedi. Sono emozionata ma cerco anche di non crearmi troppe aspettative: accetto serenamente la fase di apprendimento, compresi gli errori. E infatti per le prime due session esco dall’acqua non troppo soddisfatta, ma lascio andare. Va bene così, il cambio tavola non è immediato.
Consiglio: all’inizio fatti sempre seguire da un istruttore, progredirai più velocemente
Il giorno dopo le mie compagne di viaggio Meg, Eugenia e Valeria decidono di surfare a Fisherman’s Reef, uno spot raggiungibile in barca poco distante dalla spiaggia di Weligama, organizzandosi con un amico della scuola di surf per il trasporto. Il reef break è consigliato a surfisti intermedi/esperti e mi dicono che il take off vada eseguito rapidamente. Forse non ancora lo spot più adatto per me. Decido di prendermi la mattinata nel solito spot e farmi dare qualche dritta da un maestro della surf school e stavolta sì che mi diverto ed esco soddisfatta. Abbiamo lavorato molto sul takeoff, vorrei togliermi il vizio di usare il ginocchio, e sull’onda invece ho cominciato a capire come manovrare la tavola. Piccoli movimenti, certo, ma step by step: “Ogni volta che entri in acqua cresci” – mi ha detto una volta Eugenia.
È vero, ha ragione: è stata una bella lezione. A volte è giusto ricordarsi che sì, riuscire in qualcosa è bello, ma lo è anche tutto ciò che ci porta a questo: imperfezione, errori, tentativi, impegno e determinazione, e una bella dose di divertimento anche quando non riesci al primo colpo perché fa tutto parte del gioco. La mattina seguente le onde a Weligama sono abbastanza piccole e le ragazze decidono di spostarsi verso Ahangama, in uno spot vicino a Kabalana Beach, davanti a una surf school. Mi raccontano di onde divertenti, ma decido comunque di raggiungerle per pranzo e di passare la mattinata in acqua a Weligama, ne approfitto per esercitarmi ancora un po’ in uno spot che ormai conosco.
Surf in Sri Lanka? Decisamente sì! Soprattutto se sei alle prime armi
In due settimane di surf in Sri Lanka ho imparato più di quanto avessi fatto in qualunque altro posto. Sicuramente ha fatto tanto l’aver surfato con costanza, grazie anche a buone onde e a un noleggio attrezzatura facile e comodo. La varietà degli spot e la gentilezza delle onde sono un altro fattore che confermano quanto mi era stato detto prima di partire: lo Sri Lanka è senz’altro molto di più che surf e palme, ma su questo si potrebbero scrivere altri mille capitoli. Intanto, mi viene da dire, se cercate un posto in cui imparare, migliorare e godere di uno stile di vita semplice ed essenziale non posso che consigliarlo davvero.