Yoga e surf sono due discipline che vediamo quasi sempre insieme, basti pensare ai tantissimi retreat di surf e yoga organizzati negli ultimi anni da tour operator e yogi con seguito sui social. Yoga e surf sono un match perfetto: dove c’è una, spesso c’è anche l’altra.
Il motivo per cui queste due attività funzionano così bene insieme sta sicuramente nei benefici fisici complementari di surf e yoga: balance, flessibilità, controllo e resistenza sono la base di entrambi gli sport. Ma questo binomio spesso rappresenta anche la scelta di un particolare stile di vita.
Abbiamo contattato Camilla Michetti e Maggie Shehaj, meglio conosciuta come Meg Vibes, per avere due punti di vista diversi sull’argomento: Camilla, una delle più forti in Italia nel longboard, comincia con il surf e successivamente si specializza nello yoga, che ora insegna sia nella sua Wolfhouse, condivisa con il fidanzato Alessandro Demartini, che online. Meg, invece, comincia dallo yoga, ne diventa insegnante, apre la sua scuola online Yoga Vibes.it e da qualche anno ormai va anche lei in mare a surfare col longboard.
Meg, il tuo percorso con lo yoga è iniziato ormai diversi anni fa. Com’è nato? Come hai deciso successivamente di specializzarti anche nel surf?
Il mio approccio con lo yoga è stato in primis molto spirituale e di ricerca. Durante il periodo universitario vivevo a Barcellona, una realtà metropolitana molto più grande rispetto a quella da cui venivo. Questo, tra gli altri fattori, mi ha portata a soffrire di ansia e attacchi di panico. Mi sono approcciata quindi alla meditazione. Il mondo spirituale mi aveva da sempre affascinata e lì ho capito la potenza di questa pratica. Ho iniziato a fare dei corsi a Barcellona, approcciandomi a un mondo composto da persone stimolanti, creative, che avevano tanto da insegnare. Poi ho iniziato a viaggiare: Asia, Centro America, Marocco, sono stata anche in Thailandia a fare un ritiro di meditazione buddhista. Tutti viaggi di ricerca per mettermi sul campo in luoghi in cui la cultura dello yoga è così radicata e poterla quindi capire meglio. Ho iniziato a insegnare in modo molto itinerante: praticavo un po’ nelle guesthouse, poi mi spostavo… la scuola online è nata proprio per incanalare tutto in un servizio che potesse permettere a me di girare ma di continuare allo stesso tempo a lavorare come insegnante.
I viaggi di ricerca che ho fatto sono stati tutti in posti di onde. Avevo notato quante persone nell’ambiente dello yoga fossero anche surfisti, e il mondo del surf per me era davvero molto affascinante. Perciò ho provato: inizialmente erano per lo più tentativi divertenti di imparare. Negli ultimi tempi, però, ne è scoppiata una vera e propria passione. Yoga e surf per me oggi vanno in parallelo.
Cami, il tuo percorso con il surf è iniziato ormai diversi anni fa. Com’è nato? Come hai deciso successivamente di specializzarti anche nello yoga?
Vengo da un piccolo paesino sulla costa in Toscana, la spiaggia e il mare sono sempre state una costante nella mia vita. Le onde, l’attesa e l’arrivo della mareggiata, che bei ricordi. Iniziai a surfare a sedici anni, è stato amore a prima vista. Ricordo ancora la mia prima onda: era l’ultimo giorno d’estate e c’era un tramonto stupendo, arrivata in line-up mi fermai a guardare l’orizzonte, aspettando che fosse lei a scegliermi. In un qualche modo sentivo che da quel momento la mia vita sarebbe cambiata. Restai in acqua fino a vedere le stelle, in pace e armonia con me stessa. Qualche anno dopo conobbi Ale e a vent’anni, con un sogno nel cassetto, ci trasferimmo alle Canarie, dove aprimmo Wolfhouse. Volevamo creare un luogo in cui le persone si sentissero a casa e potessero condividere questa magia chiamata surf. È li che mi avvicinai al mondo del longboard. Come una danza, la tavola scivola e tu inizi a camminare e ballare con lei. È nato un feeling immediato. Quando siamo arrivati, avevamo un vecchio furgone, tavole, mute, qualche vestito e una valigia piena di libri sullo Yoga. Ho iniziato a praticare e studiare in quel viaggio, essendo una persona energica sono stata attratta da uno yoga dinamico, che ho inserito pian piano nella mia quotidianità come momento per me stessa. Creavo delle sequenze personalizzate che mi facessero star bene con il mio corpo. Sentivo che avevo bisogno di recuperare dopo le molteplici session di surf e lo yoga, oltre al riposo, è sempre stato il mio miglior alleato.
Perché secondo te lo yoga è così importante per il surf?
MEG: Yoga e surf sono due discipline che hanno tantissimo in comune. Il surf diventa uno stile di vita perché chiaramente si presta molta più attenzione a diverse cose. Io già vivevo in modo semplice, poi quando passi così tanto tempo in mezzo alla natura a contatto con essa, in modo così viscerale da sentirtene parte, è impossibile tornare sulla terra ferma e comportarsi in modo non sostenibile. E questa è una delle grandi similitudini con lo yoga: semplicità, vivere con meno. Lo yoga non è solo l’unione di mente e corpo: a livello filosofico indiano, lo yoga è la connessione dell’Io con l’Universo. Anche solo essere in acqua ti fa sentire che non c’è solo l’ego ma ci sei tu che sei come una goccia attorniata da tutto il resto. Ci sono tantissimi aspetti che rendono queste due discipline così simili: il rispetto che devi portare in acqua, la consapevolezza di non avere tutto sotto il tuo controllo di fronte alla potenza della natura.
Da un punto di vista mentale, lo yoga aiuta il surf per una questione di accettazione. Non sei tu a controllare le condizioni atmosferiche, e uno dei più grandi insegnamenti dello yoga è quello di lasciare andare. Migliorare dove puoi, ma lasciare andare quello che non puoi cambiare. Questo non deve portarci a una frustrazione, ma ad accogliere ciò che ci viene dato con gratitudine. Lo yoga, poi, ti fa vivere le cose molto più intensamente perché ti riporta al momento presente. La stessa cosa può avvenire durante una session molto bella. Invece di cercare sempre di più, lo yoga ci insegna ad avere una competizione con noi stessi molto sana. Lo yoga aiuta nel rapporto con la paura: io mi ricordo la mia prima vera onda in Repubblica Dominicana, le condizioni non erano semplicissime e a me sembrava davvero molto grande. In quel caso la paura è inevitabile, ma con lo yoga puoi imparare ad accettarla: sai che è lì per proteggerti, per avvisarti che c’è effettivamente un pericolo, invitandoti a rispettarlo e ad andare avanti.
A livello fisico, poi, lo yoga è la disciplina che fa meglio al corpo. Utilizzi il peso del tuo corpo in diversi modi, migliori forza, mobilità e flessibilità. Ci sono alcune posizioni sulla tavola, per esempio quando devi creare spazio nel torace e spingere con le braccia, per le quali lo yoga è utilissimo. Tra l’altro aiuta molto a prevenire alcuni infortuni per il grande lavoro che viene fatto sulla flessibilità.
CAMILLA: Personalmente sono convinta che il surf sia un qualcosa di unico e meraviglioso sotto molti punti di vista, negli anni ho notato solo un problema… Ore e ore passate a remare con la schiena inarcata creano una compressione sulla zona lombare e un conseguente disallineamento del corpo rispetto alla posizione neutra. Trovare lo Yoga è stato un pò come trovare il tassello mancante, quello che mi serviva per allineare e ripartire per una nuova session.
Nella scuola online ho creato una sezione dedicata a noi surfisti, basata su mobilità e flessibilità con sequenze creative per riscaldare il corpo prima della session e lezioni per allungare post session. Molti amici e amiche in surfhouse che erano inizialmente scettiche si sono poi ricredute. Lo yoga non lavora solo sul corpo, ma anche sul respiro e sulla mente. Nel surf sono fondamentali flessibilità e leggerezza, caratteristiche che lo yoga incrementa. Negli anni scorsi sono stata convocata dalla nazionale italiana e ho partecipato a due mondiali: Perù e Cina. Anche se ho sempre preferito il free surf, i contest mi hanno sempre un po’ agitata, lo yoga è stato la chiave per poter portare a termine ogni heat. Prima di ogni gara, srotolo il mio tappetino, mi siedo, respiro e distendo il mio corpo con varie sequenze. Praticare è diventato il mio mantra, mi ha aiutata a scaricare le tensioni prima delle competizioni.
In Italia l’80/90% dei surfisti sono uomini, che spesso sono un po’ più restii ad approcciarsi allo yoga. Secondo te è un fenomeno occidentale o ha a che fare con il genere? Perché?
MEG: È una domanda che ci siamo posti molto spesso tra amici nel mondo dello yoga. Posso dire che in altri paesi non è così. Ricordo un ritiro di meditazione buddhista nel quale la maggior parte delle persone erano uomini. Io ti direi che questa cosa è prevalentemente italiana. Un po’ potrebbe essere a causa di alcune insegnanti di yoga online, che parlano solo al femminile. Un po’ è anche la società italiana, che di base è patriarcale: l’uomo non può mostrarsi vulnerabile, non può far vedere la propria debolezza, cosa che invece è umana e non mostrarla non ha alcun effetto positivo. Questo non rende facile l’accesso per un uomo a una disciplina che è soprattutto una ricerca di sé stessi. Non ne faccio sicuramente loro una colpa: la società può influenzare molto il modo di vedere determinate cose. Se ti abituano da sempre a non mostrarti debole, a non avere nessuna difficoltà, cosa per altro disumana, questa diventa la tua visione.
CAMILLA: Nel passato lo yoga era una pratica molto maschile. Ad oggi, secondo me, è diventata un po’ un trend ma è una moda positiva poiché ha come fulcro il benessere. In Wolfhouse propongo uno yoga per surfisti, le ragazze sono sempre le prime a partecipare alle lezioni, mentre i ragazzi sono più scettici, molti dicono che non fa per loro perché non sono flessibili. È vero che c’è una certa tendenza ad associare lo yoga come pratica più femminile. Mi ha fatto ridere che una volta, qui in Wolfhouse, la madre di uno dei bambini a cui dovevamo insegnare mi ha detto «Mi raccomando, non chiamarlo yoga: chiamalo stretching per surfisti», e così ho fatto, oltre che a far vedere diverse immagini di surfisti famosi come Kelly Slater e Gerry Lopez che praticano giornalmente. Noi cerchiamo di far avvicinare i giovani surfisti fin da subito a questa disciplina. Per loro è divertente e dopo quando rientrano in acqua si rendono conto del miglioramento… tanti ragazzi, inizialmente avversi a praticare arrivano a chiedermi «Cami! Quando facciamo yoga?». Secondo me sarebbe bello anche in altri contesti far sì che i più piccoli si avvicinino allo yoga, così che lo inseriscano da subito nelle loro vite.
Qual è il consiglio che daresti ai surfisti per spronarli ad approcciarsi allo yoga più liberamente?
MEG: Semplice ma difficile, potrei dire di non avere paura. So che a volte è più facile affrontare un’onda gigante piuttosto che sé stessi, però ci vuole un po’ di coraggio anche per quello. Tuffarsi un po’ nella vita. Non ho tanti consigli materiali da dare. A volte le persone non si sentono a proprio agio e dicono «No, lo yoga non fa per me perché sono molto rigido», ma è proprio il contrario! Non consiglierei di fare flessibilità a una ballerina (ride, ndr). Perciò se si ha questo freno, consiglierei magari di provare online, io stessa ho messo a disposizione un corso yoga primi passi. Consiglio comunque sempre di provare. Provare nella vita è fondamentale per aprirsi mentalmente.
CAMILLA: Quello che dico sempre ai ragazzi che vengono qui è «Prova e vedi come ti senti». Provare, esplorare, osservare come uno si sente dopo la pratica. Sono sicura che il surfista che prova a praticare yoga prima di entrare in acqua trova un corpo differente. Se fai yoga tutti i giorni il tuo corpo cambia, anche sulla tavola, per la fluidità e l’armonia. Il mio consiglio è comunque sempre di provare. Consiglio anche di provare diversi insegnanti e diversi stili, per trovare quello più adatto a ognuno di noi. Il trucco è divertirsi sul tappetino!