di Anna Sagnella
Qual è lo stato di salute del nostro amato Mar Mediterraneo? Un Ottobre dominato dall’alta pressione, caldissimo, senza onde, ha acceso l’ennesima spia rossa sulla salute dell’habitat naturale di ogni surfista. Dopo un confronto con Leo ho affrontato la questione con due ricercatori dell’Istituto CNR di Scienza dell’Atmosfera e del Clima, Daniele e Virna, che ringrazio anche pubblicamente per la disponibilità.
Prima di addentrarci nell’intervista, una dovuta premessa: lo stato di salute del Mar Mediterraneo è comunque un argomento di interesse per tutti e soprattutto rappresenta un importante equilibratore per il benessere della popolazione che vive in prossimità delle sue sponde. Non a caso la scorsa primavera l’ISS ha firmato un protocollo d’intesa con la Marina Militare italiana per studiare direttamente dalla nave Amerigo Vespucci (non la sola in questa missione) gli effetti delle attività umane sui dei cambiamenti climatici e ambientali.
Daniele rivolgo a te la prima domanda chiedendoti se, oltre alle forti ondate di caldo e al lungo periodo di siccità che abbiamo avuto in Italie ed Europa nel corso del 2022, si sono verificate anche delle anomalie in mare.
Sì il caldo anomalo si è presentato già a Maggio e non solo in atmosfera, ma anche in mare. Infatti la temperatura dell’acqua secondo le rilevazioni satellitari è arrivata ad essere fino a 5 °C superiore alla media climatica: questa è la più intensa anomalia mai misurata nel Mediterraneo nel mese di Maggio da quando vengono effettuate rivelazioni satellitari. Dalla fine di Maggio in poi, l’anomalia termica si è estesa anche ad altri settori del Mediterraneo, rimanendo molto intesa per i mesi estivi. Tutti i mari italiani ne sono stati interessati, con le temperature più alte verificatesi soprattutto nel Tirreno e nello Ionio.1
A cosa ti riferisci esattamente: elevata temperatura dell’acqua? Correnti calde anomale?
Il fenomeno viene definito ondata di calore marina che, analogamente a quelle atmosferiche, consiste in un periodo prolungato di temperature abbondantemente superiori ad una certa soglia definita dalla climatologia dell’area interessata (ovvero atteso per quella particolare regione in quello specifico periodo dell’anno). La temperatura monitorata è quella riscontrabile nello strato superficiale dell’acqua. La ricerca in questo ambito è relativamente nuova ed è chiaro che dietro un evento del genere ci sono varie concause. Il riscaldamento globale e l’assenza di precipitazioni impediscono il mescolamento dell’acqua, bloccando la possibilità di raffreddare il mare. Inoltre, come già spiegato prima, il caldo anomalo ha colpito l’Europa e l’area del Mediterraneo centro-occidentale già dai primissimi giorni di Maggio. Un’estate, quella 2022, cominciata con almeno un mese d’anticipo.
Le inondazioni e le frane dovute alle forti piogge possono anche loro influire sulla salute del mare?
A seguito di un evento alluvionale i fiumi portano in mare grandi quantità di detriti di varie dimensioni, siano essi di origine naturale o antropica. Di conseguenza si riversano in mare sia rifiuti solidi, che possono essere sostenuti dalla corrente, sia rifiuti liquidi, che spesso inquinano per le loro proprietà chimiche, fisiche e batteriologiche. A ciò vanno anche aggiunti detriti e residui di origine naturali, come per esempio rami e tronchi. Spesso dopo un’alluvione è ben visibile in mare il pennacchio dovuto alla presenza in sospensione delle piccole particelle di terreno, roccia e suolo terrestre trasportato in generale dall’entroterra. Tutto ciò rende il mare spesso non balneabile, o comunque poco fruibile, tipicamente per qualche giorno.
Virna, nell’estate 2022 si è parlato anche di alcune specie marine esotiche che si sono intraviste nel Mar Mediterraneo molto probabilmente a causa del riscaldamento dell’acqua. Che tu sappia, oltre a queste specie esotiche che vivono nei mari più caldi, potrebbe verificarsi anche la sopravvivenza di altre specie?
A causa del riscaldamento del mare le specie più sensibili alla temperatura tendono a migrare verso nord, in cerca di acque più fredde. Secondo il WWF sono quasi 1.000 le specie “aliene” che hanno colonizzato il Mediterraneo e che di conseguenza, per motivi di competizione o predazione, hanno causato una riduzione fino al 40% delle specie autoctone in alcune aree. Molte specie autoctone per sopravvivere si spostano dalle coste meridionali africane a quelle settentrionali, anch’esse ormai surriscaldate. Se insieme a questo consideriamo gli effetti dell’acidificazione e lo sfruttamento eccessivo della pesca, si può dire che la biodiversità del Mare Mediterraneo è in forte pericolo.2
È possibile che nei prossimi anni lo stato del Mar Mediterraneo possa subire un cambiamento così forte tale da influenzare anche la nostra vita, intendo in termini di balneazione, e soprattutto quella ad esempio di chi come i surfisti vive il mare 365 giorni all’anno?
Una conseguenza diretta del cambiamento climatico nel Mediterraneo è l’innalzamento del livello del mare. Il livello del mare è già aumentato di 6 cm negli ultimi 20 anni ed è probabile che questa tendenza acceleri. A causa delle basse escursioni di marea che caratterizzano il Mediterraneo, molte città e infrastrutture costiere sono costruite vicino al mare e sono quindi particolarmente vulnerabili all’innalzamento. A questo si aggiunge un aumento della frequenza delle mareggiate, che rende queste città e infrastrutture ancora più a rischio di inondazioni. Inevitabilmente anche il turismo sarà influenzato dai cambiamenti climatici, sia a causa dell’aumento della frequenza ed intensità delle ondate di calore, sia a causa della degradazione delle risorse naturali, la disponibilità d’acqua potabile e l’erosione costiera.
Tutte le misure che migliorano la salute dell’ecosistema, la resilienza o la biodiversità hanno il potenziale di ritardare e ridurre gli effetti negativi del cambiamento climatico. Queste includono pratiche di pesca più sostenibili, riduzione dell’inquinamento, turismo più sostenibile e una migliore gestione dei rifiuti. In questo senso la commissione europea sta promuovendo la strategia sulla biodiversità per il 2030 che ha l’obiettivo di conservare e ripristinare la biodiversità dei mari europei con azioni concrete, come la creazione di una più ampia rete di aree protette sulla terraferma e nei mari d’Europa.
Infine è importante dire che ovviamente per migliorare la salute del Mar Mediterraneo dobbiamo intervenire personalmente: ognuno può contribuire con singole azioni, rispettando la natura che ci circonda in tutte le sue forme, anche quando siamo in vacanza, e scegliendo forme di turismo più sostenibili.