Ho appena finito di vedere Make or Break, la docuserie girata seguendo il Championship Tour del 2021. Lacrime di gioia e di dolore, cazzotti, baci e abbracci: più del surf in sé per sé da cui non mi aspettavo molto, è stato straordinario (per me) avere totale accesso alla vita dei professionisti del surf. Credetemi: dopo aver divorato le 7 puntate di Make or Break avrete un’idea molto più precisa su buoni e cattivi della World Surf League. Tenetevi pronti al ribaltone.
La docuserie è stata prodotta da Box to Box Films, casa di produzione londinese che dal 2019 manda in onda Drive to Survive, trasmessa in esclusiva su Netflix. In Drive to Survive una folta troupe di giornalisti e video report segue le vicende della Formula 1, forte di un lasciapassare per ogni angolo dei circuiti, dalla pista agli spogliatoi dei box. I personaggi che vengono valutati come narrativamente più interessanti, quelli che oltre al talento possano avere una storia da raccontare, vengono seguiti fino nell’intimità delle loro vicende personali, tra liti familiari e rapporti di coppia. Drive to Survive ha avuto una forza d’attrazione potentissima, soprattutto per il pubblico americano. Subito pronta a reagire a quest’ondata di affetto e denaro la Formula1, che dal 2023 porterà addirittura 3 Gran Premi negli Stati Uniti.
Nessuno sapeva cosa aspettarsi da Make or Break, per diversi motivi: primo fra tutti il dubbio che il surf fosse uno sport davvero piacevole e facile da capire. Anche per noi è difficile valutare tra il metro di giudizio variabile, le condizioni che cambiano ed il cosiddetto “stile”, un criterio così effimero e soggettivo. Invece è andata alla grande, la docuserie spacca e Box to Box Films ha fatto un lavoro grandioso. Menzionerei in particolare l’executive producer, Warren Smith, che a Stab confessa: “Nessuno nel mio team, che a seconda delle tappe era composto dalle 10 alle 20 persone, aveva esperienza pregressa nel surf. Ma ci siamo seduti con ogni surfista per un caffè o una birra, con l’intento di ascoltare e capire”. L’incapacità di comprendere il nostro mondo dall’esterno spesso ci porta a stigmatizzare chi descrive il surf con termini e caratterizzazioni grossolane, mentre stavolta con un gioco di prestigio ai miei occhi inspiegabile le ricostruzioni in Make or Break sono state parecchio realistiche.
Tornando al paragone con Drive to Survive, Make or Break è disponibile in esclusiva su Apple TV, che ha 25 milioni di iscritti contro i 220 milioni di Netflix. Purtroppo anche volendo Make or Break non potrà mai generare gli stessi numeri di Drive to Survive. Non ho capito bene la scelta della WSL, che ovviamente è in affari con Box to Box. Avrei forse rinunciato a qualche milione in più che immagino abbia offerto Apple TV per firmare con Netflix o Prime Video, che avrebbero garantito un maggior numero di spettatori potenziali. Sicuramente ci saranno ragioni che non conosciamo, sappiamo però dalle parole di Warren Smith che “Apple è stata di supporto durante tutto il processo, la stagione 2 è già in corso di registrazione”.
Quindi vi chiederete, come vedere la figata che è Make or Break? Ve lo dico molto semplicemente: 1 settimana di prova gratis su Apple TV e passa la paura. Io ho fatto così, e non mi vergogno di dirlo, soprattutto perché vi scrivo da un Mac che finirò di pagare nel duemilaventimai. Fatelo e non ve ne pentirete.
Make or Break: protagonisti e fatti in evidenza di ogni episodio della seria
Di seguito vi riporto le mie osservazioni sui singoli episodi. I fatti che sono sullo sfondo di Make or Break sono già accaduti, ma consiglio di FERMARSI DA QUI IN POI PER EVITARE SPOILER. C’è anche una grande notizia sul finale.
Episodio 1 – Sognando Pipe
Partenza un po’ lenta e molto incentrata sul circuito femminile. Alle prime battute sono stato rapito più che altro dalla qualità delle riprese e del montaggio, ma l’highlight della puntata è sicuramente la storia di Tyler Wright. Non sapevo che fosse stata colpita da una malattia così grave, da cui è riuscita a tornare più forte di prima. L’episodio raggiunge il suo apice quando dopo l’attacco mortale di uno squalo ad Honolua Bay, la WSL si trova obbligata a spostare il Final Day delle ragazze a Pipeline. C’è una scena fantastica in cui l’Head of Competition della WSL, Jessi Miley-Dyer, chiama le surfiste più forti del mondo a colloquio. Sembra di vedere una scolaresca che ascolta la prof durante la gita al parco archeologico.
Episodio 2 – La tempesta brasiliana
È una storia che va ben oltre ogni racconto letto o sentito in questi anni sulla “Brazilian Storm”, che si concentra soprattutto sulla rivalità tra Italo Ferreira e Gabriel Medina, vista con gli occhi di Gabe. Non sapevo che Gabriel ed Italo fossero quasi al punto di non parlarsi, mentre durante tutta la serie emerge che Medina e Toledo sono buoni amici. Nell’episodio 2 si scende anche nei particolari della scelta del nuovo coach di Medina, al primo anno senza l’appiccicoso patrigno Charlie. Gabriel si rivolge per un consiglio a Mick Fanning, in cui ha quasi uno zio. Mick gli consiglia Andy King, un personaggio straordinario con cui Medina lega subito. Episodio super. E sì, vedrete Gabriel Medina piangere in camera, raccontando della difficoltà di seguire il Tour senza la sua famiglia. Ne riparliamo più avanti.
Episodio 3 – Esordienti
Quanto è difficile la vita da matricola nel Tour? Molto più di quanto si possa immaginare. Economicamente e mentalmente, al primo anno nel Tour la pressione può farsi insostenibile. Infatti ognuno reagisce a modo suo. In questo caso la troupe televisiva segue i rookie Isabella Nichols, Morgan Cibilic e Matthew McGillivray. La Nichols affronta il suo primo anno con in testa il dramma di suo papà, che combatte col cancro. I ragazzi invece si approcciano al Tour con atteggiamenti e, purtroppo dico io, anche risultati agli opposti: Cibilic con un capolavoro raggiungerà le Finals, Matt invece verrà retrocesso. Morgan Cibilic dal ritratto che ne fanno in Make or Break sembra piuttosto sicuro di sé, a volte addirittura presuntuoso e scontroso. Si lamenta delle telecamere, “mi sono rotto il cazzo di averle addosso”, e fa serata (questo è da vedere, non so se crederci) prima di un Final Day. Matt invece è calmo e rispettoso: lo si vede videochiamare la mamma per ringraziarla di averlo seguito la notte e perfino dormire in macchina per risparmiare quando è di passaggio in California.
Episodio 4 – Da ragazzi a uomini
Con Leonardo Fioravanti protagonista, insieme a Kanoa Igarashi e Jack Robinson. Nati nel 1997 a distanza di pochi mesi, i tre sono cresciuti girando il mondo insieme sotto l’egida della Quiksilver. Jack è stato l’ultimo a qualificarsi al Championship Tour, mentre Kanoa e Leo già si facevano strada nell’élite. Dei 3 protagonisti, nonostante sia già molto importante per Fioravanti esserci, le telecamere vanno più in profondità su Kanoa, raccontando i sacrifici della sua famiglia volata dal Giappone alla California per inseguire un sogno, e di Jack, che affronta le crisi di autostima grazie anche al supporto della moglie Julia Muniz. Il criterio con cui sono stati scelti gli atleti da seguire, ha raccontato Warren Smith a Stab, è il seguente: “Dipende da quanto dimostrano di avere voglia di aprirsi e parlare con noi. Non tutti erano così ben disposti. Ad esempio è stato difficile farci spazio nella vita di Carissa Moore, che infatti è poco presente nella serie. Speriamo possa ricredersi e partecipare più attivamente nella stagione 2”.
Episodio 5 – Affrontare i demoni
Le luci si accendono su Filipe Toledo, il perdente migliore di sempre. Fa male dirlo, ma Filipe non ha ancora mai vinto un Mondiale. Finire sempre dietro a Medina e Ferreira aggrava la situazione e per questo Filipe, come racconta nella puntata, ha sofferto di depressione, mettendo in dubbio sé stesso ed il suo surf. Non dev’essere facile inoltre surfare sapendo che la tua famiglia dipende interamente da te, discorso valido anche per altri pro surfer.
Episodio 6 – Inseguendo la Regina
Due cose incredibili di questa puntata: come fa Stephanie Gilmore a mettersi in dubbio dopo aver scritto la storia? Scherzo, forse è questo che la rende grande. È sempre a suo agio e spontanea davanti alle telecamere, anche nelle situazioni più intime. L’altra cosa che mi chiedo è: come fa Steph ad avere 34 anni? Mi ero perso un passaggio, pensavo che anche in virtù della sua gloriosa carriera ne avesse circa 40. Vintage Gilmore comunque rimane la più bella da vedere, e durante la gara al centro dell’episodio sconfiggerà nella finale in Messico Tatiana Weston-Webb, presentata come l’Italo Ferreira del circuito femminile: potente, spietata ed aggressiva.
Episodio 7 – Le Finali
Un concentrato di esclusivo backstage e surf di livello spaziale, il resoconto delle Finals vinte da Carissa Moore e Gabriel Medina non lascia allo spettatore un attimo di respiro. Lo spoiler è che, dopo aver visto Gabe piangere per l’ennesima volta, scopriamo finalmente il motivo per cui ha deciso di mettere in panchina Charlie & family. Al contrario di quanto è stato scritto, e cioè che fosse stata la (sua ormai ex) moglie ad imporgli di viaggiare soli, Medina dopo aver conosciuto il suo padre biologico ha deciso di allontanarsi dal suo patrigno Charlie (che gli faceva da allenatore) e dalla mamma Simone. Perché? “Ho scoperto che tutte le cose che mi avevano raccontato sul mio vero padre erano false”. Gabriel potrebbe averlo detestato senza motivo e di questo, giustamente, ne fa una colpa ai genitori che l’hanno cresciuto. Emozionante vederlo videochiamare il papà naturale dopo aver vinto le Finals, un momento che vi farà ricredere su uno straordinario agonista dal cuore tenero.
Succede così nelle grandi storie, riescono a ribaltare lo scenario in un flash, lasciandoci a bocca aperta. Make or Break ha fatto centro.