I do not workout, I just surf
John John Florence in “View from a Blue Moon”
“Non faccio allenamenti che non siano il surf”. È così che John John Florence, uno dei surfisti più dotati di sempre, esordiva nei primi minuti del film View from a Blue Moon, pubblicato nel 2015. Nei due anni successivi è passato dall’essere campione del mondo a finire in un tunnel da cui la sua carriera nel WSL sembrava non poter uscire. Nel 2019 JJ partecipò solamente a quattro tappe, una in più rispetto a quelle disputate nel 2021.
A far sprofondare momentaneamente la sua performance non sono stati fattori psicologici o di circostanza. John John si è ritrovato a dover far fronte a una serie di infortuni che hanno messo il surf-film della sua vita in pausa. Prima fra tutti fu la lesione del legamento crociato anteriore nel 2018, seguito dall’infortunio al collaterale mediale. Oltre ad essersi massacrato le ginocchia, l’hawaiano che surfa con la lycra numero 12 ha subito diversi colpi anche alle caviglie ed alla schiena.
La citazione piazzata in apertura non è casuale: fare workout e seguire un programma di preparazione atletica è la chiave per aumentare le prestazioni e prevenire gli infortuni nel surf. Trovo quindi una correlazione tra le lesioni alle ginocchia di John John e il suo (vecchio) approccio all’allenamento. Infatti, in un’intervista rilasciata a WHOOP, Florence afferma che gli infortuni subiti lo hanno reso “a smarter surfer”. L’obiettivo non è più vincere spingendosi ai limiti del proprio surf: adesso JJ afferma di voler affrontare le competizioni in maniera più ponderata e cosciente, senza rischiare troppo o inutilmente.

Per approfondire l’argomento ho chiesto aiuto a una persona che è stata molto influente nel mio percorso di surfista e di crescita personale: Andrea Lamorte. Oltre ad essere un surfista impeccabile, vi ricordo che Andrea è anche osteopata e surf coach. Gli lascerò in custodia le mie domande per esaurire ogni dubbio e perplessità sull’argomento.
Surfisti della domenica o professionisti?
Wipeout, schienate sul reef, legamenti che partono. Il surf può essere considerato senza dubbio uno sport pericoloso, e lo è in qualsiasi contesto e situazione. Aggiungi all’equazione la potenza delle onde, il fondale che aspetta solo di accoglierti tra le sue braccia, la poca paraffina sulla tavola: ogni surfata è buona per compromettere il proprio benessere. Oltre alla variante imprevisti, un altro particolare entra in gioco nella creazione di disfunzioni surf-related: la frequenza e l’intensità con cui una persona pratica questa disciplina. Ho chiesto quindi ad Andrea quali siano i disturbi e/o traumi più comuni che si possono incontrare sulle onde. Di seguito la risposta.
“Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra i surfisti della domenica, come me e te, ed i surfisti come John John Florence. Quello che vanno a cercare i professionisti è completamente diverso da ciò che può ambire a fare un appassionato come noi, i traumi quindi differiscono a seconda del livello e degli obiettivi. Nei soggetti comuni come noi due, che per vivere devono fare un altro lavoro e vanno a surfare quando possono, le problematiche fisiche sono legate al cosiddetto “stress ripetuto”. Sono per lo più patologie croniche: nello specifico lombalgia (il mal di schiena nella zona bassa) e infiammazione delle cuffie dei rotatori (spalle).”
“Tutto ciò è dato tendenzialmente dalla posizione della remata e della ripetizione del gesto, che alla lunga diventa stressante per il nostro fisico. Insomma, un professionista, che tendenzialmente fa quello da quando è piccolo, ha un fisico strutturato esattamente per surfare. A differenza, chi invece fa dell’altro e si ritrova la domenica a surfare 5 ore, causa uno stress al proprio corpo, che non è abituato a sottostare a certi sforzi. Ne consegue che i segmenti corporei che ne risentono di più sono quelli che entrano in gioco durante la remata.”

“Se parliamo invece di professionisti, che cercano di alzare sempre di più l’asticella della performance puntando a realizzare aerials enormi e manovre potenti, è tutta un’altra storia. Infatti, gli infortuni non sono più legati allo stress ripetuto, bensì a traumi dovuti all’urto. Solitamente quindi riguardano caviglie e ginocchia, ed avvengono per lo più a seguito degli atterraggi. Se noti infatti Leo ha avuto qualche problema con le caviglie, JJ si è rotto due volte le ginocchia, Clay Marzo pure. Tra tutti, per il tipo di manovre che si fanno e per le forze che entrano in gioco, spesso si ritrovano a far fronte a lesioni ai legamenti collaterali e crociati del ginocchio.
“Un discorso a parte si può fare addirittura per i beginners che non sono abituati a stare sulla tavola. Un problema ricorrente riguarda le forze che entrano in gioco nella posizione che si ha sulla tavola. Quest’ultima fa sì che, tramite le costole, venga esercitata una pressione sulle vertebre del tratto dorsale. Il tutto contribuisce a provocare quella che si chiama ‘disfunzione costo-vertebrale’: un blocco articolare tra la costa e la vertebra. Viene quindi dolore anteriormente, nonostante il problema riguardi la parte posteriore dove la costola si intacca con la vertebra.”
Non è quindi possibile dare un giudizio generale per quanto riguarda gli infortuni nel surf. Dipende tutto dal livello, dagli obiettivi e dalla frequenza con cui si entra in mare. Di conseguenza, non è nemmeno facile strutturare un programma di allenamento per la prevenzione di infortuni nel surf, un programma che possa valere per tutti. Scordatevi i famosi “5 esercizi da fare la sera per evitare il mal di schiena”: se volete fare sul serio è meglio rivolgersi ad una persona qualificata ed esperta. Solo in questo modo riuscirete a migliorare le vostre prestazioni tra le onde e a prevenire l’insorgenza di incipit negativi per il vostro benessere.
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