di Luca Giannetti
Il livello competitivo del World Tour sta raggiungendo picchi sempre più alti e quando la concorrenza aumenta, la cura dei dettagli può fare davvero la differenza. Forse avrai notato anche tu che in alcuni recenti video della WSL è apparso qualche “strano” esercizio di attivazione pre-gara. L’abbiamo visto fare a Yago Dora a Teahupo’o, Jack Robinson in Brasile o Rio Waida in Sud Africa. Seguiti dai loro preparatori personali, Yago e Jack sono stati ripresi mentre svolgono particolari rotazioni del capo con lo sguardo fisso su un obiettivo dinamico (la mano per uno, un bastoncino per l’altro), mentre Rio Waida aveva degli strani occhiali ed eseguiva dei compiti motori a seconda di quello che gli veniva detto dal preparatore.
Si tratta di esercizi che vanno ad interessare e stimolare il sistema nervoso. Possiamo chiamarlo allenamento cognitivo o neurologia applicata alla performance, di fatto è un metodo che racchiude tutti gli stimoli che interessano il sistema nervoso. Il sistema nervoso è l’amministratore di tutto il corpo: è alla base delle funzioni psichiche, sensoriali e motorie, controlla i movimenti, il dolore, la memoria, la respirazione ecc. Miliardi di neuroni pronti ad adattarsi in base a quello che pensiamo e a quello che facciamo.
Gli stimoli vanno principalmente ad interessare i sensi come la vista, l’udito, l’olfatto, ma anche i recettori cutanei (pelle). Nell’allenamento cognitivo per il surf, valido per il principiante come per un professionista, le aree più stimolate sono la vista (soprattutto per la visione periferica), il sistema vestibolare (specialmente per le take off e le rotazioni) e l’area mediale del cervelletto (per la coordinazione dei movimenti).
L’allenamento cognitivo dalla cura alla performance per tennis e F1
In passato il metodo cognitivo è stato inizialmente usato per scopi terapeutici e riabilitativi, viene ancora oggi applicato su persone con patologie neurologiche come Alzheimer o Parkinson. L’evoluzione indotta dai progressi della ricerca e dagli ottimi risultati ottenuti nel tempo ha portato all’applicazione del metodo cognitivo anche nella performance sportiva. Attualmente viene usato su molti atleti di alto livello tra cui tennisti e piloti di F1.
Il sistema nervoso ha bisogno così come qualsiasi altro apparato del nostro corpo di essere mantenuto in salute per performare al meglio. Attraverso queste tecniche di allenamento cognitivo si va a misurare l’efficenza del sistema nervoso, cercando di comprendere anche i deficit e le carenze del soggetto.
L’allenamento cognitivo può tornare molto utile anche per la riduzione del dolore. Ovviamente non funzionerà per guarire una grave frattura o una lesione muscolare seria, ma ci sono casi in cui questa metodologia ha un impatto significativo. Un esempio? Stimolando con particolari tipi di odori il tuo nervo olfattivo (primo nervo cranico e diretta estensione del cervello) puoi ridurre il dolore in determinate parti del tuo corpo. La cosa divertente, e non sto scherzando, è che il risultato può cambiare a seconda del profumo (o della puzza) che stai annusando.
Studiare un piano personalizzato
Bisogna, però, come in qualsiasi altro metodo di allenamento, fare molta attenzione ad una cosa: essendo individui unici, l’esercizio che funziona per te potrebbe non funzionare con me. Lavorando direttamente sul sistema nervoso è ancora più complicato, perché uno stimolo che non crea una risposta positiva, potrebbe crearne una negativa, portando per scompenso un deficit da qualche parte nel corpo.
Ed è per questo che si usa il protocollo del test e ri-test prima e dopo ogni singolo esercizio, per capire se lo stimolo proposto è veramente efficace o se invece risulta contro-producente per la persona. La neurologia è un universo ancora in gran parte da scoprire e chissà fino a dove arriveremo.
Ma chissà se in parte i miglioramenti che hanno avuto Jack Robinson e Yago Dora negli ultimi anni non siano anche per merito dell’allenamento cognitivo per il surf.
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