Nuova tappa del circuito mondiale del surf, nuova immancabile polemica. Siamo a Jeffrey’s Bay, in Sud Africa, dove è svolta la nona gara stagionale e penultima dell’anno. Nel Round 16 l’hawaiano John John Florence affronta il nippo-australiano Connor O’Leary. Per Florence dopo un’annata tutt’altro che facile, questa era l’occasione per accorciare il gap con il quinto posto che gli avrebbe garantito un posto per le Finals di Trestles ed uno slot alle Olimpiadi di Parigi 2024. Alla fine della gara vinta da Filipe Toledo, John John è quasi certo della qualifica ai Giochi Olimpici, si allontana di qualche punto invece la quinta posizione difesa da Yago Dora.

L’episodio incriminato
Dopo una heat condotta in maniera pressoché perfetta ed uno score abbastanza alto, il surfista della North Shore è in testa e sembra essere il favorito per accedere ai quarti di finale. Connor prende un’onda a pochissimi secondi dalla fine, supera le prime tre sezioni senza eseguire nemmeno una manovra e poi attacca il lip restando piuttosto basso. La seconda manovra è più critica ma il surfista australiano rimane leggermente incartato e perde velocità con conseguente terza manovra poco incisiva. Dopo aver dato una pompata per recuperare ed interrompendo dunque il flow, conclude l’onda con una manovra critica e difficile. La chiusura è da considerarsi completa? Insomma, Connor resta a malapena in piedi scivolando furbamente poco dopo nella schiuma. Speed, flow, power, combination and variety: questi sono i principali criteri di giudizio dei giudici WSL, nessuno dei quali sembrava esser stato pienamente rispettato.
Connor esce dall’acqua e si dirige in zona atleti dove incontra Dog Marsh (ex coach di Leo) scambiando due parole sull’ultima onda. Dal linguaggio del corpo entrambi sembrano consci che l’onda non sarebbe stata sufficiente a superare la heat. Anche i commentatori analizzandola sembrano essere dello stesso parere. Ah, non ve l’ho ancora detto ma O’Leary aveva bisogno di un 8.47 per battere Florence. Considerando il 9.23 di John ed il precedente 8.77 dello stesso Connor, sembra impossibile raggiungere un punteggio simile. Ed invece sorpresa: 8.70 con stupore di tutti i presenti. Pochi secondi dopo la WSL pubblica un post sensazionalistico che annuncia il buzzer beater, il sorpasso allo scadere. Succede il delirio e John John incalzato dal fratello Nathan sembra preannunciare il ritiro dalle competizioni.



La teoria della spettacolarizzazione forzata
Non è la prima volta che leggiamo sfoghi da parte del pubblico che includono teorie di complotto, ma forse in questo caso c’è un fondo di verità. Da quando la buonanima di Erik Logan si insediò al potere, il credo della WSL è stato quello di rendere il surf uno sport vendibile al grande pubblico generalista. Per renderlo televisivamente appetibile c’è bisogno di suspance, colpi di scena ed adrenalina. In un giornate di gara come queste, in uno spot come JBay con onde belle ma con poca frequenza, i momenti morti in cui i telecronisti devono riempire il tempo diventano per il pubblico noiosi ed interminabili. Come fare dunque a tenere gli spettatori incollati allo schermo? Sembra strano a dirsi, ma la soluzione più assurda spesso è quella giusta: ribaltare l’esito di una heat overscorando il punteggio sull’ultima onda.

Poca trasparenza e poca uniformità nel giudizio
Se le votazioni dei giudici sono sempre state causa di polemiche c’è un motivo: il surf è uno sport molto soggettivo e difficile da valutare, complici anche le variabili che lo caratterizzano. Le onde non sono tutte uguali (ma sono riusciti a fare confusione anche alla wavepool), i surfisti hanno stili diversi ed i giudici hanno una cultura del surf ben distinta tra loro. Un grosso punto a discapito della lega è la poca trasparenza: dal 2018 non viene più resa pubblica la lista dei giudici ad esempio. L’ultimo aggiornamento evidenzia una folta rappresentanza di australiani e neozelandesi, ben sei, nessun hawaiano, un solo americano, due sudafricani, un brasiliano e tre europei (di cui due hanno giudicato meno di 15 volte in 15 anni). Altro tasto dolente è che davanti alla legge siamo tutti uguali, davanti alle onde no. Polemiche dei brasiliani a parte, non si premia la progressione dello sport. Un rappresentate della lega ha spiegato che da alcuni surfisti ci si aspetta di più.

Esatto. Avete capito bene. Se un surfista acrobatico o con una posizione in classifica di rilievo effettua una serie di manovre spettacolari otterrà un punteggio diverso rispetto ad un atleta che solitamente surfa nella norma ma in quella heat va oltre i propri limiti. Questa ovviamente è una disparità ingiustificata. Non si può giudicare in base alle abilità del surfista ma in base a come sfrutta l’onda in quel preciso momento. Per questo è stata creato un metro specifico che dovrebbe premiare la velocità, il flow, la scelta dell’onda, la criticità e la varietà delle manovre.
Siamo ad un punto di non ritorno

Abbiamo appurato che lo stravolgimento del tour è stato un flop. Onde di scarsa qualità, heat che si accavallano, pochi giorni di waiting period, decisioni politicamente corrette che mascherano il vero obiettivo della direzione: spendere meno e guadagnare di più. Le Finals di Trestles per il terzo anno consecutivo nello stesso spot hanno esaurito il loro fascino. La tappa conclusiva di Pipe trasmessa senza l’aiuto della diretta televisiva racimolava tra i 2 ed i 3 milioni di spettatori. I “play-off” con l’aiuto di Fox TV ed il canale sportivo brasiliano ne fanno poco più del doppio. Per la WSL un successone, ma se guardiamo il bacino di utenza che Fox TV, Globo e Canal Off vantano è un grande flop.

Lo zoccolo duro degli appassionati che seguono le gare da più di un decennio si è sentito tradito e sta lentamente abbandonando le competizioni. Le spiagge sono vuote per la maggior parte dell’evento e questo in vista del futuro è una tragedia. Sapete perché? Le amministrazioni locali oltre che sul pubblico online, investono sul turismo. Se poche persone vengono attratte fisicamente sul territorio dalle gare, i governi smetteranno di finanziare gli eventi (vedi Hossegor) e questo porterà ad una conseguente diminuzione della qualità delle onde. Oltre a questo le comunità locali decentrate non avranno più modo di svilupparsi ed il surf sarà sempre più una cosa per poche nazioni. Come ha sapientemente affermato Leonardo Fioravanti nell’ultimo podcast, bisogna globalizzare il surf e prendere come riferimento la Moto GP e la F1.
La causa: forzare lo spettacolo senza sapersi rinnovare veramente
La causa di tutto ciò è una forzatura, ovvero rendere per forza spettacolare un evento di surf cercando di catturare l’attenzione di un nuovo pubblico che spesso è passivo ed a tempo determinato. Kelly Slater non è più la locomotiva trainante del sistema, l’inerzia dell’11 volte campione del mondo non poteva durare in eterno e la decisione di concedergli per l’ennesima volta la grazia con una Wildcard è stata inevitabilmente accolta male dal pubblico. Non c’è una personalità in grado di sostituirlo e difficilmente nascerà un nuovo Kelly, ma l’organizzazione mondiale del surf sembra non accettarlo e non riesce ad andare avanti.


La soluzione secondo alcuni può essere proprio quella di mettere Kelly al vertice della Lega come CEO. Slater però avrebbe interessi personali troppo forti. Outerknown che sponsorizza eventi e la piscina che ospita una tappa (altra trovata per vendersi alle TV che non ha funzionato). Insomma, non è così facile come sembra. Il licenziamento di Erik Logan per il momento non ha portato benefici e non ha dato risposta alle domande che il pubblico si fa da ormai un paio di anni: dove andremo a finire?
Occhio a Fernando Aguerre

Spesso snobbato dai “professionisti” del settore, il capo dell’associazione internazionale del surf (ISA) a piccoli passi sta conquistando il mondo. I mondiali a squadre che prima non vedevano mai gli atleti top coinvolti, stanno alzando sempre di più il livello. Inoltre Aguerre ha in mano il prezioso giochino delle Olimpiadi. Tra il jolly pescato con la Francia che ha scelto Teahupo’o come campo gara e la conferma del surf per Los Angeles 2028, i Giochi potrebbero portare una visibilità globale mai avuta prima. Vi immaginate un Tahiti pumping in mondo visione quanto appeal porterà alla surfing industry?

Ed ecco che nascono così due suggestive ipotesi, tra l’altro non proprio utopistiche:
la creazione di un tour parallelo da parte dell’ISA oppure la candidatura a CEO della WSL da parte di Fernando Aguerre. Occhio all’uomo con il sombrero perché potrebbe cambiare le sorti del nostro sport. Ancora una volta.