di Tommaso Pardini & Leonardo Franceschini
Siamo a Lemoore in California, una piccola cittadina di 25mila abitanti divenuta famosa grazie a Kelly Slater che qui ha deciso di costruire la sua piscina per le onde. Inizialmente amata da tutti i surfisti, da quando il Surf Ranch è stato inserito all’interno del circuito del Championship Tour, una nube di polemiche e malumori si staglia sopra le perfette onde di acqua dolce che srotolano lontane dal mare. Cosa è successo questa volta? Prima tappa dopo il mid-season cut. I giochi iniziano a farsi interessanti ed alcuni dei protagonisti attesi sono ancora distanti dalla top 5 che garantisce accesso alle Finals di Trestles.
Gabriel Medina è tra quelli che rischiano. La sua gara al Surf Ranch finisce ai quarti contro Ethan Ewing. Medina attende la fine del contest e sgancia la bomba sui social.
Tubi irrilevanti e la passione per l’old school
L’onda del Surf Ranch è molto tecnica ma per surfisti di livello anche abbastanza facile da surfare, quindi a rigor di logica manovre particolari ed innovative dovrebbero essere premiate. Peccato che la WSL abbia la calcolata abitudine di andare sempre contro la logica. Anche questa volta i giudici non hanno fatto nulla per evitare di finire al centro della critica.
La sezione tubante è inutile: a discapito da quanto si possa credere, profondità e permanenza all’interno del tubo non danno punteggio. Rimane misterioso il motivo per cui vengano conteggiati i secondi trascorsi dal surfista nel tubo con tanto di grafica e toni enfatici da parte dei telecronisti. Ma allora qual è il senso di inserire una sezione tubante in una gara in cui poi questa specialità non viene premiata?
Nonostante come detto in precedenza l’onda sia facile, maledettamente perfetta e pulita, sempre uguale, i giudici hanno privilegiato un surf potente ma conservativo, molto old school. Un carve incisivo e deciso è sempre piacevole da vedere, ma perché dieci curve consecutive e spesso uguali dovrebbero valere più di un air 360 o di un alley-oop in uscita dal tubo? Entriamo nel campo dell’opinione e naturalmente ognuno può pensarla a modo suo, se non fosse che la visione di quei signori che schiacciano tasti e danno valutazioni può determinare la carriera di atleti che mettono in gioco la propria vita personale e lavorativa. Il problema è che nessuno conosce in profondità i criteri di valutazione: come scrive Gabriel Medina, a chi chiede chiarimenti non vengono date spiegazioni in merito. Ho notato anche, e forse sarò sbagliato io a pensar sempre male della WSL, che nella galleria fotografica condivisa dalla Lega con i media è difficile trovare scatti di manovre aeree. In compenso è pieno di top turn, off the lip e cutback.
L’insurrezione dei brasiliani. Ma con garbo e solide argomentazioni
Un po’ come accade in Europa durante i QS, dove i punteggi dei francesi sono pompati di steroidi e tutti gli altri si ammosciano, anche nel CT serpeggia un’accusa pesante nei confronti della giuria. Desta abbastanza scalpore la finale tra Griffin Colapinto ed Italo Ferreira, dove il californiano è stato a detta di molti overscored rispetto a quanto visto in gara. Idem per la semifinale con protagonista sempre Griffin, che davanti aveva un altro brasiliano, Filipe Toledo.
Un altro punto discutibile è la disparità di valutazione che i giudici hanno tra di loro. Sul 8,43 di Italo, uno dei giudici ha valutato la sua onda con un 7,50. Un punto sembra poco come divario, ma in una condizione come quella del Surf Ranch è davvero un abisso e sta a significare che il criterio di valutazione è totalmente diverso e troppo soggettivo. Come dichiara del resto Italo in Stab in the Dark: “Per impressionare i giudici devo surfare tre volte meglio del mio avversario perché danno per scontato che un air reverse per me sia come fare un cutback per altri”. Criteri davvero incomprensibili, spesso abbiamo visto usare due pesi e due misure.
Va fatto notare come sia Medina che Toledo abbiano utilizzato toni forti ma portando argomentazioni circostanziate, esprimendo un reale malessere derivato dalla mancanza di comunicazione tra atleti e giudici. Italo Ferreira invece, quello dal temperamento più caldo dei tre, ha scelto la strada della spiritualità, scrivendo un post criptico e che allude chiaramente alla situazione, senza però mai entrare nel merito. La questione per i ragazzi brasiliani non è personale: non è un attacco a Griffin Colapinto o Ethan Ewing, oppure perfino al nostro Leonardo Fioravanti, arrivato ai quarti esibendo quel genere di surf solido e potente che alla lunga può risultare noioso, Toledo e Medina hanno cercato alleati nel Tour per costruire quasi un noi contro loro, atleti contro giudici (quindi contro la Lega). Tra i partecipanti al CT sembra ci sia grande coesione: ne è la testimonianza il selfie di Griffin Colapinto sull’aereo per il Salvador (domani iniziano i Mondiali ISA) con seduti affianco proprio Toledo e Medina.
I brasiliani in ogni caso non sono i soli a lamentarsi. Anche Jordy ha punzecchiato la WSL con un post sarcastico sul suo profilo instagram, anche lui vittima dell’underscoring. Tra minacce di morte da parte dei supporter brasiliani e polemiche senza fine, io e Leo ci siamo trovati in accordo su quasi tutto, tranne per un piccolo particolare per me irrilevante ma che per lui invece potrebbe creare un caso ed aprire nuovi orizzonti nel mondo delle gare.
La nuova frontiera dello switch
Possiamo dire che le manovre aeree divenute così importanti nel surf moderno prendono ispirazione da skate e snowboard? Ci sono voluti decenni per arrivare a considerare un air reverse una manovra da gara, eppure è successo. È l’evoluzione dello sport. Ho il vago sentore che lo switch osteggiato dalla maggioranza di atleti, addetti ai lavori e semplici appassionati potrebbe rappresentare la nuova frontiera della progressione nel surf professionistico.
Un gesto atletico e tecnico che pochi sono in grado di replicare andrebbe incentivato, non respinto come un virus che potrebbe in qualche modo intaccare la purezza stilistica di una disciplina sportiva. Vedere Toledo che prima della sezione tubante spara uno shove-it e atterra direttamente in switch nel tubo, navigandolo con una compostezza difficile da spiegare, mi fa saltare in piedi sul divano. Eseguire un trick in skate e snowboard partendo e/o atterrando in switch in gara ha un valore maggiore che farlo con il proprio piede forte in conduzione.
Il surf al Ranch è un altro sport, mi sembra evidente. Forse la WSL non vuole semplicemente che sia così: favorendo il power surfing oceanico al Surf Ranch mette un freno allo spettacolo, non ammette che qualcuno (i brasiliani) possa spezzare la monotonia di uno sport che il più delle volte risulta televisivamente poco digeribile. E loro questo lo sanno, altrimenti non farebbero tappa nell’onda artificiale di Kelly. Sarebbe interessante capire se giudici e management sono allineati. Nel calcio ad esempio, dove i direttori di gara sono sempre al centro della polemica, l’associazione degli arbitri è teoricamente indipendente e soprattutto intoccabile. Può darsi che nel surf sia lo stesso, perché valutando quando la WSL sia sempre stata propensa al cambiamento, non ha senso svantaggiare chi come Medina, Toledo e Ferreira porta innovazione e novità tra le onde. Artificiali. In oceano vedo tutti più accordati: giudici e atleti, c’è meno spazio per la creatività.
Erik Logan, Ceo della WSL, attacca i brasiliani e riaccende la polemica
Aggiornamento: nella notte di ieri è arrivato perentorio il commento di Erik Logan, il Ceo della World Surf League. Riportiamo alcuni passi salienti tradotti:
“Come saprete, un piccolo gruppo di atleti ha messo pubblicamente in dubbio l’operato dei giudici e di conseguenza la correttezza del risultato finale. Prima di rispondere direttamente a queste accuse, vorrei occuparmi di questioni molto più importanti. In questi stessi giorni, alcuni surfisti, giudici e impiegati WSL sono stati vittime di aggressioni e minacce di violenza, incluse minacce di morte, risultato diretto delle affermazioni di cui sopra”.
Qui E-Lo, come ironicamente viene appellato su Stab, ha già pestato qualche buccia di banana. Dire che le minacce di morte (esposte anche pubblicamente da Ethan Ewing con screenshot pubblicati nelle sue storie) siano il risultato diretto dei post di Medina, Toledo e Ferreira è a mio modo di vedere pura follia. Come già scritto in precedenza, ritengo che le esternazioni dei 3 brasiliani siano state contenute, pesate e legittime. Se poi il mondo – anche quello del surf, e non è una novità – è abitato da persone violente e leoni da tastiera, va bene condannare ma addossare le colpe a chi ha legittimamente espresso un parere è pericoloso. Anziché gettare acqua sul fuoco, questa esternazione di Logan potrebbe alimentare le polemiche e riaccendere l’ira dei facinorosi brasiliani, che chiamarli tifosi mi viene male.
La WSL ostenta chiarezza, gli atleti smentiscono. Leo Fioravanti: “I giudici cambiano sempre idea durante la stagione”
“Inoltre, il criterio di valutazione della gara viene condiviso con gli atleti prima di ogni singola gara. Tutti gli atleti iscritti al Surf Ranch Pro hanno ricevuto la documentazione il 20 Maggio. Ogni atleta ha avuto l’opportunità di fare ulteriori domande riguarda il criterio di valutazione, ma nessuno degli atleti autori delle proteste (Medina, Toledo e Ferreira) ha voluto esplorare questa possibilità durante il Surf Ranch Pro”.
Come di consueto abbiamo contattato Leonardo Fioravanti per registrare una nuova puntata del podcast LEOnde del Tour. Domanda: sei d’accordo sul fatto che non ci sia sufficiente comunicazione e chiarezza tra atleti e giudici? Leo ha risposto così: “Sono d’accordo, si potrebbe fare meglio. Ma anche in virtù della mia esperienza dico che è sempre stato così. All’inizio della stagione sono più rigidi, poi cambiano idea in corsa, non so per quale motivo. Io auspico che si possa trovare un equilibrio tra giudici e surfisti per capire esattamente cosa vogliono vedere”.
Torniamo alla lettera aperta di Logan: “Le nostre regole autorizzano ogni atleta a rivedere la valutazione di ogni onda con il supporto dei giudici, per avere una spiegazione più dettagliata sul motivo dello score. Questa regola regola è in essere da diversi anni, è il risultato diretto della collaborazione con i surfisti per rendere il processo di valutazione più trasparente. Non è accettabile perciò, e si tratta di una violazione delle politiche della lega, che i surfisti non abbiano adottato le giuste modalità di ingaggio con i giudici, preferendo lanciare accuse sui social media”.
Erik Logan, Ceo WSL, conclude: “Nessuna persona o gruppo di persone può considerarsi al di sopra dell’integrità dello sport”. La verità è nel surf come nello sport in generale, i singoli atleti sono più importanti della Lega.