Nell’ultimo podcast registrato al Surf & Skate Film Festival di Milano abbiamo avuto il piacere di ospitare Ainara Aymat e Sophie Bell, ragazze terribili del team Vans. Nonostante siano cresciute a quasi 10.000 km di distanza (Ainara è basca, Sophie sudafricana), le due surfando sin dall’infanzia sono venute su con gli stessi valori e la stessa insana voglia di partire per avventurosi viaggi a caccia di onde. È così che nasce Tandem, short film girato da Ainara e Sophie in Indonesia per Vans.
“Ci siamo conosciute per caso in Sud Africa – racconta Ainara -, ma subito abbiamo sviluppato un’intesa fuori dal comune. Eravamo d’accordo nel voler organizzare un viaggio insieme e poi si è presentata l’occasione”. Interviene Sophie, che aggiunge: “In realtà è successo tutto molto velocemente, io mi sono aggiunta last minute e come sempre in queste occasioni non sono mancati gli imprevisti”. È domenica mattina, non prestissimo ma nemmeno tardi, considerando che la sera prima all’Ex Macello (location del SSFF) la musica ha suonato fino a tardi. La scia di qualche birra e cocktail martella sulle tempie, ma le ragazze sono super prese bene (guardare YouTube per credere). L’intervista va avanti e provo a portarla verso argomenti più consistenti e strutturati.
Avete entrambe deciso di smettere o comunque rallentare col surf competitivo: come, quando e perché avete capito che era la cosa giusta da fare?
Ainara: “Ho realizzato che semplicemente non appartenevo a quel mondo di persone super competitive, non mi sentivo a mio agio. Mi capita comunque di sentire la pressione anche quando surfo per me stessa se c’è qualcuno a filmare, so di dover portare a casa le clip giuste. Può sembrare assurdo, non è facile capirlo da fuori, ma anche a Sumbawa durante Tandem avevamo solo 10 giorni per girare il film e c’era sempre tanta gente in acqua, dovevi combattere per prendere le tue onde”.
Sophie: “Condivido quanto detto da Ainara: gli atleti che seguono le competizioni WSL sono veramente forti, oltre al talento hanno una disciplina assurda”.
Vi piace lavorare con Instagram?
Ainara: “Sinceramente no (ride, ndr). È qualcosa che dobbiamo fare, ma eviterei se potessi. So quanto è importante per i brand che ci supportano e ci permettono di fare una vita fantastica, quindi mi adeguo”.
Sophie: “È il nostro lavoro, non mi lamento. L’importante è non prendersi troppo sul serio e rimanere sé stessi”.
Di 23 milioni di surfisti nel mondo, solo il 19% sono donne. Che ne pensate?
Ainara: “Credo la situazione sia migliorata notevolmente. In generale però abbiamo un problema nel surf: la vibe in acqua è pessima, ovunque. Ci sono troppe persone che vanno a surfare, spesso non ho nemmeno voglia di entrare”.
Sophie: “Sono cresciuta surfando insieme a tanti ragazzi che non mi hanno mai fatto sentire in minoranza. Quando viaggi però ci sono dei posti dove la situazione è particolarmente tesa e pesante. Le Hawaii ad esempio incutono timore, ma più tempo spendi in acqua e più facilmente riesci a guadagnarti il tuo spazio”.
Cosa consigliereste ad una ragazza di 15-16 che vuole vivere di surf: allenarsi per una carriera da atleta o trovare una strada come content creator?
Ainara: “Dipende dalla persona. Qualunque cosa credi che ti faccia star bene, fallo. Ma detto molto chiaramente se cerchi i soldi dovresti allenarti per andare alle Olimpiadi, non fare la free surfer”.
Sophie: “Io consiglio di seguire sempre i propri sogni”.