FOMO è l’acronimo di Fear Of Missing Out.
Vi riporto la definizione di FOMO della Treccani:
Da quando i social network hanno preso il sopravvento sulla nostra vita, è nata una nuova forma di ansia sociale. Si chiama FOMO (“Fear Of Missing Out”) ed è la paura di essere tagliati fuori. È la malattia del nostro secolo ossessionato dalle comunicazioni: il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi. E che ci stiamo perdendo qualcosa.
Porrei l’accento sulla penultima riga: “Il pensiero costante che gli altri stiano facendo qualcosa di più interessante di quello che stiamo facendo noi”. Ma dai, eccoci: la FOMO è stata inventata per noi. Quante volte mentre eri in acqua ad aspettare la serie hai detto al tuo vicino di lineup: “Secondo me – inserire nome spot x nelle vicinanze – è buono”. Nemmeno metti in dubbio il fatto che sia meglio, la rassegnazione è parte dell’indole del surfista mediterraneo forgiato da troppe delusioni per potersi illudere di aver sicuramente fatto la scelta migliore.
Conviviamo con questo sentimento, sembra quasi che la FOMO sia stata definita per descrivere lo stato psicologico di noi surfisti. Perché tanto anche quando esci soddisfatto e felice della tua session, appena rimetti i piedi sulla terraferma e riprendi in mano il telefono trovi la chat degli amici del surf inondata di messaggi vocali che raccontano di onde leggendarie: “No bro, non hai capito: era epico! Siamo entrati giusto per fare un bagno poi ha tolto il vento ed è diventato world class. Liscio, glassume! Ogni tanto tubava pure”. Marameo.
È semplice: quando non ci sei è sempre epico. È una legge incisa nella pietra.
Esiste anche un secondo stadio della FOMO del surfista: il disturbo in questo caso si manifesta ancora più acuto e severo. Vista annebbiata, bruciore di stomaco, nervi a fior di pelle sono alcuni dei sintomi che potreste provare seduti alla vostra scrivania in ufficio mentre fissate sul monitor una webcam puntata sul mare. Se il mare è mosso ed il vento soffia da terra è la FOMO del surfista, in caso contrario consigliamo di rivolgersi subito al proprio medico curante.
Ho convissuto con la FOMO del surfista per anni, strappato da Roma per raggiungere le capitali dell’economia italiana: città come Milano, Torino, Bologna, Verona ecc. Se non impari ad accettare la tua condizione ti rovini le giornate. Nel tempo, cercando di dissociarmi da quello stato emotivo di autodistruzione, ho trovato due strade per svoltare la situazione.
Cura altre passioni o sviluppane di nuove
Amiamo il surf, certo, ma siamo anche persone attive, curiose ed aperte a nuove esperienze. Si spera almeno. Riuscire a mettere il surf al secondo posto non è sempre così facile, soprattutto se si è abituati a farlo sempre, appena possibile. Ma veramente amici, spostare l’attenzione su altre attività stimolanti e gratificanti non solo dal punto di vista atletico e fisico, ma anche sociale e culturale, può decisamente aiutarci ad accettare l’impossibilità di essere al mare quando ci sono le onde.
Programmare un allenamento in piscina o un weekend in montagna è decisamente più facile che riuscire a fare una giornata di buon surf in Italia.
Molla tutto e cambia vita
Sono partito dalla soluzione soft e più abbordabile, perché si fa presto a consigliare di scegliere la via più drastica e risolutiva. In realtà sono un po’ nauseato da questa narrativa fiabesca del “rincorri i tuoi sogni”, “se lo vuoi puoi farlo”, “se l’ho fatto io allora riuscirai anche tu” su cui fanno leva una miriade di influencer e community. Non è così, non è così facile. Non può essere che il solo fatto di amare uno sport all’aria aperta ci renda automaticamente tutte persone adatte ad una vita da imprenditori e nomadi digitali e liberi professionisti. Lo smart working ha migliorato decisamente lo stile di vita di molti ragazzi della nostra generazione ma eviterei di banalizzare una scelta di vita come lasciare il proprio posto di lavoro per inseguire una passione. Se te la senti il momento arriverà. A me e Tommaso è successo ma almeno vi confesso che io ci provavo da anni: ho cercato di cambiare azienda per riavvicinarmi a casa. Ho fatto decine e decine di colloqui, semplicemente non è andata. Perché? Non lo so! Mi preparavo, studiavo tanto, pensavo di essere all’altezza. Nella mia testa pensavo ad un futuro da imprenditore ma non ero pronto a lanciarmi nel vuoto. Nel Marzo 2021 iniziamo per gioco il Tuttologic Surf Podcast e capiamo quasi subito che meritava di essere curato come un vero secondo lavoro. Così è stato e adesso siamo qui.
Quindi quando facevo i colloqui ero una pippa e adesso sono un genio? No, assolutamente: sono sempre io, scarso o bravo che sia. Per l’altra strada, che mi sembrava alla portata, non c’è stato verso. Al percorso della nostra vita concorrono un’innumerevole quantità di fattori esterni che per quanto ci si possa impegnare per ottenere qualcosa, quasi mai possiamo pretendere noi da soli tenere le redini del gioco. Per riuscire ci vogliono anche tanta fortuna ed il tempismo giusto.
La FOMO del surfista può essere una delle spinte, ma vi consiglio di non essere così affrettati da cavalcare l’onda dello stile di vita che ci raccontano su Instagram.