L’evento a Wakeparadise Milano è stato uno sballo. I ragazzi hanno spaccato sull’onda statica dell’Idroscalo e ci hanno fatto divertire con un surf potente e qualche trick di livello. La domanda che in tanti ci hanno riportato è stata come potrete immaginare: “Ma il surf nella surfpool di Wakeparadise è paragonabile al surf in mare?”
Allenare il surf senza le onde non è cosa facile. C’è chi sostiene che il surfskate sia l’allenamento più propedeutico per poi riportare le manovre sull’onda e chi afferma il contrario. C’è chi dice che le onde artificiali non possono essere considerate surf e chi invece ne vorrebbe una ad ogni angolo della città. Non siamo qui per dire cosa sia giusto o sbagliato, ma vista l’esperienza nella surfpool di Wakeparadise appena trascorsa possiamo affermare che un movimento continuo e ripetitivo può allenare, purché si approcci l’onda statica consapevoli dei suoi pregi e difetti.
La surfpool di Wakeparadise: come approcciare un’onda statica?
I ragazzi per loro stessa ammissione hanno fatto molta fatica appena entrati in piscina a capire come funzionassero le linee d’acqua, il flow ed il bottom turn. Tutte quelle cose che in mare ormai si danno abbastanza per scontate. Il trick per riuscire a surfare questo tipo di onda è resettare il cervello e ripartire da zero. Imparare tutto da capo aggiungendo la conoscenza tecnica che si ha nell’esecuzione delle manovre. Ed ecco fatto che dopo qualche giro i ragazzetti terribili della nazionale andavano già spediti come se l’onda fosse quella del mare. Ian Catanzariti, Rufo Baita e Michelino Scoppa hanno iniziato a fluttuare sull’onda con grande eleganza e padronanza. Layback, cutback e addirittura qualche air reverse. L’onda statica era già stata domata. Poi è arrivato Edo Papa che insieme al vincitore dell’evento Roby D’Amico ha portato potenza e pioggia di spruzzi. Dopo qualche giro tutti andavano spediti e padroni della situazione.
Come allenare le manovre nella surfpool di Wakeparadise
Se è vero che il flusso che spinge la tavola non viene da dietro come nel mare, bensì da davanti, l’esecuzione della manovra in termine di posizionamento e movimenti del corpo è identica. Come ben saprete per effettuare al meglio una manovra nel surf la testa guida le braccia che poi di conseguenza permettono a torso e bacino di ruotare e dare forza alle gambe, che in ultima istanza trasmettono la potenza alla tavola. L’onda statica oltre che allenare molto le gambe sulla resistenza, permette grazie alla sua ripetitività di poter correggere il posizionamento degli arti in funzione della corretta esecuzione della manovra.
Paragoni tra wavepool e surfpool
Il principio è un po’ lo stesso di una wavepool (come avevamo spiegato nella guida ad Alaia Bay), ma è obbligatorio cambiare approccio alla surfpool se si vogliono sfruttare al massimo le caratteristiche di questa tipologia di onda artificiale. Partendo con la preclusione mentale che quello non è surf perché non c’è il mare, è impossibile trarre beneficio dall’onda. Ad Alaia in remata e nelle sezioni morbide dell’onda la minor galleggiabilità della tavola (influenzata dalla mancanza di sale nell’acqua) contribuisce decisamente ad alterare il feeling della surfata. Sul surfskate invece non c’è acqua e ad allenare il surf sono i movimenti del corpo. La surfpool è la fusione delle due cose: niente di più, niente di meno. Nella galleria qui sotto tre esempi perfetti di esecuzione della manovra.
Il giorno dopo la surfpool di Wakeparadise tutti in mare in Versilia: com’è andata?
Dopo l’evento di Wakeparadise Milano in Versilia sono arrivate le onde, non della qualità che tutti si aspettavano, ma comunque decentemente surfabili. Con un inizio di session passato a recuperare il piede, i giovani Michele e Ian hanno subito ripreso confidenza con il mare mettendo in mostra manovre molto tecniche nonostante la parete dell’onda fosse molto moscia. Lo stesso Roby ha sfruttato al meglio le condizioni che il mare offriva. Alla fine della session i ragazzi avevano ancora le gambe pesanti, dimostrazione che il surf nella surfpool di Wakeparadise è molto utile per allenarsi alla resistenza e per mettere minuti nelle gambe. Pippo Marullo, che aveva avuto molte difficolta nelle prime session per poi riprendersi nel finale di gara e rischiare il colpaccio contro Roby, ha scelto invece di entrare con il longboard al pontile di Forte dei Marmi. Non vogliamo paragonare le due session, ma comunque Pippo testando nella surfpool una nuova tavola shapata da Matteo Fabbri ha ammesso di essersi trovato molto bene con il flow e di volerne una identica.
Conclusione
La surfpool non è uguale al mare. Qui non ci piove e non ci voleva uno scienziato per affermarlo. Le manovre che vengono effettuate sono identiche a quelle del surf, vedere per credere. È allenante? Sì, l’iterazione dei movimenti e il dispendio energetico sono un ottimo allenamento per chi pratica surf, ma ovviamente non pensate di poterlo sostituire alle uscite in mare.
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