di Nik Zanella
La ricerca di onde può prendere due direzioni. Una orizzontale, fatta di viaggi e spot, una verticale, fatta di opere e ‘luoghi dello spirito’. Negli ultimi dieci anni quest’ultima è la via che ho percorso più spesso, seguendola attraverso generi letterari, correnti di pensiero. Di sicuro non sono il primo a perdersi nel ‘mare magnum’ della surf culture. Le onde sono state ammirate e studiate, oltre che cavalcate, fin dalla preistoria. In questa mini serie di tre episodi a tema artistico, vi voglio mostrare qualcuno dei miei secret spot ‘verticali’, luoghi praticamente inesplorati della surf culture. Comincio dalle coste del Giappone, nei primi anni del 1900 e dalle tavole (inchiostro su carta di riso) di Mori Yuzan ( ? – 1917).
Anche se una forma di wave-riding autoctona (chiamata Itako e recentemente riscoperta dal archeo-shaper Tom Wegener) era praticata in Giappone proprio in quegli anni, Mori non era un surfista. Eppure la sua intimità con le onde e la loro energia è sorprendente. Ho incrociato la sua arte durante la fase di visual-editing del mio libro Children of the Tide, nel quale ho esplorato la storia del surf nella Cina del X-XIII secolo. Stavo cercando componenti grafiche da usare all’inizio di ogni capitolo ed i disegni contenuti nel suo ‘Hamonshu 波紋集’ (traducibile con ‘Il Libro delle Onde’) erano esattamente quello che mi serviva. Incisivi, monocromatici e svincolati da copyright. Ma c’è dell’altro.
Mori Yuzan non é famoso in Giappone e tantomeno in Occidente, nemmeno i colleghi di SurfNews.jp (la principale testata surf giapponese su cui ho pubblicato questo stesso articolo) ne sapevano nulla. La sua fama é oscurata da Katsushika Hokusai (1760 – 1849, autore della celebre stampa ‘La grande onda di Kanagawa) e Sesshū Tōyō, (1420 – 1506) vere superstar delle arti visive nipponiche.
Di Mori si sa solo che che era un esponente dello stile Nihonga, una corrente estetica che si opponeva alle influenze occidentali, proponendo temi e tecniche tradizionali. Più decoratore che artista vero e proprio, ne ‘il Libro delle Onde’ riassume ed innova 1000 anni di voyeurismo acquatico, a cavallo tra Cina, Corea e Giappone. Qui analizza e cataloga ogni tubo, increspatura, backwash, double-up e close-out che l’oceano può produrre. Ed è quasi inutile cercare un simbolismo o significati profondi dietro ai suoi disegni: Il libro era principalmente concepito come catalogo per un uso ‘interno’, un manuale per artisti dai campi più disparati, trovatisi alle prese con l’intricata geometria dell’acqua in movimento. I suoi disegni compaiono infatti su spade, libri religiosi, tessuti e sculture.
Sono rimasto così colpito da queste opere da usarle come ispirazione nelle mie foto. Sono un instancabile ‘guardone’ delle onde. Posso restare ore a contemplare il respiro di un point, le indecifrabili risonanze di una secca o le effimere geometrie di un back-wash. E gli schizzi di Mori parlano la mia stessa lingua, una lingua senza parole ma capace di veicolare emozioni a chiunque abbia ammirato o cavalcato un onda indipendentemente dalla cultura di provenienza. Così nelle pause tra una session e l’altra, mi aggiro furtivo tra le pozze della bassa marea con il cellulare in mano inseguendo spruzzi, schiume e riflessi dei frangenti sul fondale.
E quando i miei studenti o gli altri surfisti mi chiedono cosa stia facendo, rispondo ‘studio geometria liquida’.
Surf explorer, allenatore e sinologo, Nik ha speso gli ultimi dieci anni in Cina lavorando a vari livelli del progetto olimpico del surf, e ricercando le origini cinesi del wave-riding. Il suo libro ‘Children of the Tide’ racconta la sorprendente storia di una comunità surf attiva in Cina dal nono al tredicesimo secolo che ha lasciato tracce nell’arte, nella letteratura e nella storiografia del paese.
MORI YUZAN HAMONSHU (digital edition)
CHILDREN OF THE TIDE (printed edition)
CHILDREN OF THE TIDE (digital edition for iPad and Kindle)