Quella di Supertubos potrebbe essere stata l’ultima gara europea dello Zio nel Tour. Nelle interviste in zona atleti ha dichiarato: “I’m done for the year, and probably done with Portugal in my life”. Già lo scorso anno Kelly Slater aveva pensato di non prendere parte all’unica tappa europea del Tour, salvo poi ripensarci vista anche la posizione che aveva nel ranking. Quest’anno però con l’età che avanza ed il brutto inizio di stagione, il ritiro di Kelly sembra più che una probabile. Ad inizio anno l’idea era quella di giocarsi tutto per ottenere un posto alle Olimpiadi e ritirarsi a Teahupo’o nel 2024, uno spot che conosce bene e dove poteva presentarsi con serie chance di vincere una medaglia.
Nel 2011, quando Robert Kelly Slater vinceva il suo undicesimo titolo mondiale alla strabiliante età di 39 anni, molti ragazzi che oggi partecipano al Tour erano adolescenti. Fu un record assoluto nella storia dello sport che lo ha incoronato al contempo come il più giovane (nel 1992) ed il più anziano (2011) campione del mondo di sempre.
Ma alla fine del suo ciclo di vittorie cosa è successo? Come mai nessuna delle eterne promesse del surf, nonostante l’inestimabile talento, è riuscita a colmare il vuoto lasciato da Slater?
Talento: com’eravamo e come siamo
Negli ultimi 15 anni il surf mondiale ha sfornato un’infinità di talenti, ma non si può dire che ai tempi di Kelly mancassero gli antagonisti. Uno su tutti Andy Irons, forse l’unico che ha messo in difficoltà Slater. Il Tour è stato frequentato da mostri sacri dello sport come Parkinson, Fanning, Burrow, Hobgood e Dorian solo per citarne alcuni ma c’è chi mette in evidenza un fattore. Il livello medio attuale è molto più alto di quello in cui Kelly dominava il circuito. C’è chi sostiene che al giorno d’oggi, anche nel suo prime, con un tour competitivo slater non sarebbe riuscito a conquistare 11 titoli mondiali.
In effetti dal 2011, ultimo anno che ha visto Kelly con la medaglia al collo, di tutte le promesse che avevano l’etichetta di predestinati addosso nessuna è stata in grado di rispettare le previsioni. Dopo il premio alla carriera a Joel Parkinson nel 2012 e con l’ultimo titolo mondiale assegnato ad un australiano (Mick Fanning) nel 2013, è iniziato un periodo di scorribande verdeoro. JJF ha provato a mettere un freno al treno brasiliano conquistando due titoli consecutivi che all’epoca fecero prevedere una carriera ricca di vittorie. In realtà dopo il 2017 il golden boy hawaiano ha trovato solo infortuni sulla sua strada. Poco propenso all’allenamento fuori dall’acqua, il suo fisico sembra non reggere gli stress del Tour.
Gabriel
Altro grande rimpianto viene da Gabriel Medina. Sicuramente il più accreditato per seguire le orme di Slater, si è fermato a quota 3 con l’ultimo titolo datato 2021. Da quel momento Gabriel è caduto nell’oblio. Le complicate vicende personali hanno interessato sia il rapporto sentimentale con la moglie, dalla quale Medina si è separato, sia la vita familiare, con le bugie della madre e del patrigno che dipingevano il vero padre biologico del brasiliano come un mostro che lo aveva abbandonato. Accantonate le vicissitudini familiari ed il tour del 2022 saltato per intero, il fenomeno di Sao Paulo quest’anno sta faticando ad imporsi sui rivali. Può essere questo il suo anno di rivalsa?
Italo
Altro brasiliano che si è perso per la via è Italo Ferreira, che nonostante l’oro olimpico e l’impressionante scalata nelle 2022 Finals di Trestles, sembra aver smarrito la retta via. Quest’anno infatti lo start è stato di nuovo deludente. Dipendente dallo smartphone con cui comunica ai tifosi ogni singolo passo della sua vita (anche appena esce da una heat), Italo sembra sempre poco concentrato. Seguito da una carovana di fedeli amici e collaboratori, da l’impressione di essere una star in vacanza piuttosto che un atleta con la fame di vittoria che lo aveva contraddistinto pochi anni fa.
Filipe
Ultimo brasiliano in lista è l’attuale campione in carica, Filipe Toledo. Filipao è un caso strano, se si parla di continuità è probabilmente uno dei più continui del circuito. È sempre stato ad un passo dalla vittoria, sempre nelle prime posizioni della classifica ma mai decisivo abbastanza. Nel 2022 ha sfruttato al meglio le assenze di JJF e Medina portandosi finalmente a casa il primo titolo mondiale. Ha colmato le sue lacune sulle onde grosse e grazie alla rimozione dal tour di tappe come G-Land, Cloudbreak e Hossegor è stato favorito il suo stile più acrobatico. È l’unico dei favoriti che ha rispettato le attese di questa stagione, l’Australia sarà decisiva per rimanere attaccato al treno Robinson.
Professionismo spinto e diffuso
La nuova generazione di talenti si è dimostrata di un livello davvero molto alto, ma quello che è mancato è stato il mind setting che ha reso grande Kelly. “Era forte ma non aveva la testa” quante volte lo avrete sentito dire? La differenza tra un fenomeno ed un campione sta proprio lì, nella testa. Allenarsi, mangiare bene e condurre una vita regolare sono solo alcuni degli aspetti che compongono una carriera ricca di stress e sbalzi emotivi fuori dal comune. Sempre in viaggio, pochi punti fermi e mancanza degli affetti familiari: in un batter d’occhio ecco che la carriera di un grande atleta può farsi condizionare per sempre. Ma nel prossimo decennio ci sarà qualcuno che potrà prendere le redini di un re che ormai è pronto a lasciare il trono?
Sorprese e ribaltoni: non esistono più i favoriti
Stravolgimenti di classifiche, pezzi grossi che finiscono nel tritacarne del CS senza uscirne più, pesci più piccoli che scavalcano posizioni ambendo a titoli che ad inizio stagione erano impensabili. I colpi di scena hanno portato Kelly ha pensare al ritiro definitivamemte. Le Olimpiadi con questa posizione di classifica sono irraggiungibili. Tra tutta questa confusione, nessuno dimostra la continuità necessaria per poter diventare l’erede di Slater. Jack Robinson è scatenato ed anno dopo anno sta migliorando sempre di più la sua classifica. Potrebbe essere l’anno in cui il titolo mondiale torna in Australia? Forse, ma occhio a Joao Chianca, ultimo talento sfornato dalla generazione d’oro del Brasile. Tra le eterne promesse si diceva un gran bene di Eli Hanneman che però finora ha fatto molta fatica a qualificarsi al tour. Ma c’è un altro nome nella lista dei predestinati: Jackson Dorian.
Il figlio del leggendario Shane ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo Kelly. Tecnica raffinatissima e potenza surreale per un ragazzino della sua età, metteteci che è cresciuto sulla north shore hawaiana e sta viaggiando nelle migliori surf destination del mondo con il padre e la ricetta è completa. Qualcuno dice che pecchi un po’ di presunzione, altri che debba dimostrare ancora il suo talento sulle onde grosse, ma comunque i presupposti ci sono tutti.
Con un epoca che sembra giunta al termine, in uno sport sempre più in espansione come il surf è quasi impossibile pensare che ci possa essere un atleta che replichi le gesta di Kelly dopo il suo ritiro.