Bora. Questa parola non mi è nuova, l’ho sentita urlare nelle lineup di mezzo mondo: Indonesia, Costa Rica, Maldive, Portogallo. È come se avessi sempre saputo il suo significato, l’ho capito per il modo e soprattutto il momento in cui veniva pronunciata la parola “Bora”, è evidente che tratti di un incitamento, quasi un grido di battaglia. Ho comunque cercato, spinto dalla curiosità, ma il mio traduttore di fiducia mi ha mandato in bianco: traduzione non pervenuta. Passo a Google Translate, secondo cui la parola “Bora” in italiano potrebbe essere “andiamo”. E mi torna, l’equivalente di un romanesco “daje”, di uno spagnolo “vamos”. Rende l’idea.
Grazie a Bear ho scoperto che “Bora” è una contrazione di “vamos embora”, che deriva a sua volta dall’arcaico “vamos em boa hora”, utilizzato secoli fa per dire “è il momento di andare”. Adesso sappiamo perché surfisti portoghesi e soprattutto brasiliani in giro per il mondo urlano ad un amico “boraaaa” quando sta remando una bella onda. Questo è lo spirito con cui è stato girato l’ultimo video progetto di Bear, ambientato in Portogallo, più precisamente lungo la splendida costa dell’Algarve. “Bora” si presenta con un cast ben assortito e che come richiesto da questi tempi ad una nutrita schiera di surfisti hardcore aggiunge un paio di freesurfer e content creator di successo, Nick Pescetto e Dani Gallo. E poi c’è Filo Orso, il jolly del team, il tuttofare che nei 12 minuti di video si fa comunque notare su alcune delle migliori onde filmante durante il trip. Fondamentale ai fini della narrazione la presenza della freesurfer Elisa Dibiasi, è lei che racconta figurativamente la storia di “Bora” attraverso le parole della voce narrante di Leah Christopherson. Il film è prodotto da Linda Tani con la direzione di Alberto Maiorano.



Joao Dantas, dal blackout competitivo al World Tour di Longboard: “Bear mi ha cambiato la vita”
I tre surfisti di fama internazionale presenti in “Bora” sono i due Joao do Portugao, Dantas e Freitas, e lo spagnolo Manu Mosteiro. La presenza di Joao Dantas merita un approfondimento: dopo quell’esperienza in Algarve infatti, il longboarder originario di Lisbona è diventato team rider di Bear a tempo pieno. Joao racconta com’è nata questa collaborazione: “Il mio amico Joao Freitas era già in contatto con Bear per degli shooting perciò a Marzo mi chiama, dicendomi che cercavano un longboarder per una campagna da scattare a Sagres. Ho subito accettato con entusiasmo, conoscevo Bear da quando ero bambino, sapevo che il brand era nato negli anni ’70 in California e che fosse associato ad un “Mercoledì da Leoni”: Bear insieme a quel film ha avuto un grande impatto sulla surf culture mondiale”.
Mi spiazza la sincerità di un ragazzo genuino e solare, grato di aver avuto un’occasione più unica che rara: “Non ero mai stato pagato prima per surfare, quell’invito per il trip di “Bora” mi ha cambiato la vita. Venivo da un periodo difficile, ero demotivato per la mia carriera agonistica, lavoravo principalmente come skipper. Quell’esperienza con una crew pazzesca nel sud del Portogallo, condizioni altalenanti ma spesso epiche, rimarrà per sempre nel mio cuore”. Un rapporto nato sotto una buona stella, perché poche settimane dopo “Bora” Joao Dantas riceve una chiamata dalla WSL: “Sei il secondo longboarder nel ranking europeo, benvenuto nel World Tour di Longboard”. Racconta Joao: “Non potevo crederci. Ho subito chiamato Linda e Filippo per condividere la notizia, ero euforico. Gli ho proposto supportarmi perché se avessi surfato per Bear, il brand avrebbe avuto un’ottima visibilità. Così è stato e non potrei aver trovato uno sponsor migliore”.
Nel 2023 purtroppo Joao Dantas non parteciperà al World Tour per via di un sistema di qualificazione folle, di cui più volte anche noi tramite queste pagine ci siamo lamentati. L’accesso al CT di longboard è consentito agli europei solo tramite un’unica gara che si è disputata ad Agosto in Cornovaglia e Dantas ha perso ai quarti di finale. Il talento portoghese promette di volersi dedicare a nuove sfide nel corso dell’anno nuovo: “Voglio impegnarmi di più nello sviluppo di progetti che possano ispirare qualcuno là fuori a vivere un’esperienza a contatto con la natura, a sapersi accontentare della bellezza che ci circonda”.
L’impegno di Bear per sviluppare tavole fedeli alla tradizione ma performanti
Durante la nostra chiacchierata Joao Dantas mi raccontava che anche interagire con diversi shaper ha rappresentato una novità per lui, dato che per oltre 10 anni della sua carriera da longboarder si è sempre e solo confrontato con un unico produttore: “All’inizio è stato strano, non lo nascondo. Poi però provare nuovi modelli, passare da una tavola all’altra nella stessa session, dover dare un feedback preciso a persone che non conoscevano ancora la mia sensibilità mi ha aperto la mente. Sono molto motivato adesso a costruire insieme a Matia di Happybay dei longboard che sentirò davvero miei, nati da 0, da un disegno abbozzato su carta”.



Come spiegato anche da Filo Orso nell’ultimo podcast di Tuttologic Surf Bear ha imboccato con convinzione la strada che mira dritta al cuore di chi il surf lo pratica e lo vive 365 giorni all’anno. Sul loro sito potete già trovare una dozzina di modelli che spaziano dai longboard alle tavole più corte come thruster alternativi e fish classici, senza dimenticare ovviamente la gamma dei midlenght di cui abbiamo parlato recentemente. Prima di salutarci, ho chiesto a Joao un consiglio: quali sono le tavole secondo te migliori tra le Bear? La risposta: “Io mi trovo molto bene con l’Atomic, il longboard giallo con le fasce rosse che si vede nel video, e pure il midlenght Linda spacca, un twin fin con i canali che si può ordinare in misure da 6’2 a 7’4″.
