di Pietro Guglielmetti
Un panorama così non è normale. Io abito a Como e, almeno paesaggisticamente parlando, mi ritengo fortunato, ma davanti a questo spettacolo rimango senza fiato. Avevo in mente delle cose da dire, mi dimentico tutto e mi siedo sul terrazzo del B&B gestito da Carlo. Lo aspetto godendomi lo spettacolo della baia di Levanto che si apre a 180 gradi davanti ai miei occhi: paesini arroccati contro la gravità, sfiorati appena dalle luci delle Cinque Terre ma lontani dalle frotte di turisti stranieri, isolati in questo paradiso per pochi.
Carlo arriva dalla cucina, dove ha appena finito di preparare le colazioni, ci salutiamo e con la sua voce tranquilla mi riporta al motivo per cui sono qui: se penso a un surfista italiano che riesce volontariamente a mettersi in un tubo uscirne e rifarlo all’infinito, io penso a Carlo Pilotti. Sarà che sono affezionato a Levanto, sarà che dopo anni che vengo qui in tutte le stagioni le facce dei locals me le ricordo, sarà questo circolo vizioso. Vizioso e piacevole, con o senza onde.
Qual è il tuo primo ricordo legato al surf?
Il primo ricordo legato a surf è stato a 14 anni. Seduto sulla mia vespa 50, fermo sulla passeggiata mare di Levanto. In un attimo di distrazione girando il volto verso il mare mi sono come ipnotizzato: una scaduta serale con un sole splendido e un mare glassy, liscio come l’olio. Un paio di longboarder sul picco e il rumore delle onde che rompeva il silenzio. Sembrava il paradiso.
Ti regalo un Wv transporter adesso. Al volo: scegli il tuo quiver, mettici chi vuoi e dimmi qual è la meta.
Se con furgone, Nord Africa di sicuro con la mia famiglia, tre tavole sul tetto. Un 6′ 0” o meno, un 6’2” e un bel 6’8” per andare sul tranquillo nelle giornate più belle che non si sa mai.
Sono appena rientrato dal Costa Rica, amici a Nosara mi hanno detto che sei stato anche tu a Malpais… progetti in cantiere?
Qualcosa ho in mente, ma l’idea non si è ancora concretizzata. Il Costa Rica mi piace molto, sono stato quattro volte e ci ritornerei ancora.
Qual è secondo te il paese migliore per surfare nel mondo?
Non saprei fare una classifica. Per me ogni posto nuovo è affascinante. Ogni onda nuova che incontri ha un qualcosa di particolare che in altre magari non trovi. Questo è il bello di non fermarsi mai.
Qual è il tuo spot preferito in Italia? E all’estero?
Di sicuro quando fa onda Levanto mi incanta sempre, e poi sono a due passi dal mare (tradotto = zero sbattimento): niente macchina, niente spostamenti e soprattutto niente pacchi. Vado sul sicuro. Se c’è onda surfo altrimenti mi metto il cuore in pace. All’estero non saprei, sicuramente ogni point lungo e di misura va più che bene.
Mattinata glassy, arrivi in spiaggia e vedi il tuo homespot invaso da decine di “surfers” alle prime armi. Cosa pensi?
Beh non è il massimo che ti aspetteresti, ma che vuoi farci? In fin dei conti sono contento anche per chi sta in acqua. Come ho imparato io, anche gli altri ne hanno il diritto.
Surf, surf, surf… altri interessi più intelligenti?
Per fortuna surfando da 15 anni un po’ di voglia mi è passata. La fobia che avevo quando ero piccolo è andata attenuandosi. Anche se l’idea mi stuzzica sempre, cerco di entrare solo quando è bello e di misura. Il lavoro mi divora gran parte della giornata e anche la famiglia vuole la sua parte giustamente. Se ho un po’ di tempo pratico altri sport, leggo qualcosa o giro in internet per informarmi su tutto quello che mi viene in mente.
Meglio un local nervoso che tenta di dropparti, un principiante che rema tutte le tue onde cercando di imitarti, un canoista o 5 body boarders?
Sicuramente il local che ti droppa non ha eguali. È lui il primo in classifica, perché lo fa intenzionalmente. Il principiante come ho già detto ha tutto il diritto di provare e sbagliare, nella speranza che almeno finita la surfata abbia imparato qualcosa sulle precedenze.
Ti è capitato di metterti la muta e poi dire “oggi con questo mare non me la sento proprio”? Racconta.
Mi è capitato solo una volta. Nel giro di pochi minuti, tra andare a casa e mettermi la muta, si è scatenata una tempesta con vento a raffica e fulmini su tutta la baia. Al che ho desistito ben volentieri. Ma mi ricordo meglio la scena di un mio amico che invece entrato lo stesso mi disse: non ti preoccupare intanto se ti prende un fulmine non te ne accorgi neanche.
Ci puoi raccontare brevemente il peggior infortunio che hai subito in acqua?
Beh, di infortuni in mare purtroppo ne ho avuti molti. Mi sono rotto 2 volte il ginocchio, una volta la mano, una la spalla, una le costole e una la caviglia. Ma certamente la volta che ero al pontile di forte dei marmi e in rotazione mi è uscito il ginocchio sinistro con strappo dei legamenti è stato il dolore più acuto mai provato. Nella sfiga almeno l’acqua era ghiacciata e un po’ mi ha calmato.
Chi sono i peggiori locals italiani? E all’estero? Hai avuto qualche brutta esperienza?
Qualcuno che si merita un premio per questo sicuramente c’è, anche qui in Liguria, ma se te lo dico poi come ci torno in acqua? Anche se mi da fastidio, ci sono casi in cui lo capisco perché nasce per effetto di situazioni giunte al limite, vedi sovraffollamento o assatanati senza rispetto di niente e nessuno. Nella maggioranza dei casi però il localismo rimane direttamente proporzionale all’ignoranza. All’estero ci sono state situazioni molto calde sempre non per colpa mia, ma ho sempre ignorato per non dare il piacere altrui.
Levanto, parlaci delle sue onde, dei pro e dei contro della sua notorietà.
Levanto è strana, non l’ho ancora capita, o forse sono io che non mi sono ancora capito. È come amore e odio. A volte entri in acqua e imprechi chissà chi perché le onde fanno schifo o perché fa mesi di piatta e giuri di non rientrare mai più, a volte invece ti alzi la mattina e vedi onde incredibili. Entri e ti sembra tutto fantastico. Per me sono tutti pro, non ci sono contro verso la notorietà di questa bellezza. Si c’è più gente ma è bello condividere questa passione con tante persone, alla fine si trasforma in una cultura vera e propria. Persone che amano il mare e ne traggono benefici e ispirazioni.
Musica? (Se ascolti metal inventa ti prego).
Ascolto jazz, reggae e rock 70’s in prevalenza ma non rinnego tutti gli altri tipi. Va un po’ a periodi, a volte hai voglia di uno a volte di un altro tipo di musica.
Onde anomale, squali, reef fantasma…il pericolo maggiore da cui sei uscito vivo?
Quando ero alle prime armi ricordo qualche mareggiata di libeccio attivo, che mi ha fatto veramente spaventare, non tanto per la grandezza delle onde quanto per la corrente. Il non sapere valutare il pericolo a volte paga. Adesso, con più esperienza, non so perché prima di entrare metto in preventivo il fatto se sono in grado o no di affrontare la situazione.
Gruppi di nebbiosi invadono il tuo spot, raccontaci che rapporto hai con noi alieni. Oppure preferisci scappare?
Nessun rancore, nessuna discriminazione verso chi viene da fuori il mare è di tutti. Basta non esagerare e cercare di andare in sintonia. Onde ce ne sono per tutti (ndr: io ai Nadia non ne prendo mai mezza mi passano tutti sopra! Sigh)
Chi è il miglior shaper con cui hai collaborato? Cosa deve dire o fare per colpirti?
In Generale ho surfato molto tempo con le tavole australiane Von-Tak e mi sono sempre trovato bene. In Costa Rica ho incontrato uno shaper italiano (Denga) che lavora a Santa Teresa e sono rimasto molto stupito dagli shape che ho trovato nel suo negozio. Non c’era una tavola che non mi piacesse. Per piacere uno shaper deve capire le tue esigenze e riportarle sulla tavola io personalmente do molta importanza al volume e al bordo. Mi piacciono tavole con un volume centrale e con i bordi finissimi e laminati.
È tornato di moda lo stile retrò: surfata morbida, curve larghe, meno manovre radicali. Cosa ne pensi?
Belle tavole, bello stile ma anche il retrò ha bisogno delle sue onde. Preferibilmente dei bei point di misura. Nel beach break non le vedo molto. Ho anche io due single fin e un long che uso se le onde sono glassy e aperte. Per fare curvoni infiniti. Sfortunatamente non è sempre così, e nei giorni più “sporchi” preferisco le tavolette che permettono di pompare e sfruttare l’onda al meglio.
GoPro. Tutti si filmano mentre fanno sconcerie sulle loro tavole o si fanno fotografare da fidanzate annoiate, poi mettono i loro scatti sui social…un fenomeno interessante e inquietante, non solo a livello surfistico (Belen&Corona ci insegnano). Che rapporto hai con i social? E con i fotografi in generale?
Non faccio molto caso queste cose, e i social li uso molto poco. Se poi i fotografi fanno due foto, perché no? Magari qualche bel ricordo viene fuori.
Il dilemma di chi vive lontano dal mare è l’allenamento. C’è chi nuota, c’è chi fa yoga, c’è chi fa cross fit, e chi si nutre solo di arachidi. Tu cosa fai quando non ci sono onde?
Nei giorni di piatta, praticamente quasi sempre in Italia, mi piace fare un sacco di altri sport. Un po’ di corsa o bici, un po’ di nuoto se fa caldo o palestra. A breve inizierò con il paddleboard.
Sup si o no…perché?
Per surfare le onde non mi attira molto essendo un po’ limitato nelle manovre radicali, ma per farsi un giro e stare in allenamento sì. Devo ancora sperimentarlo bene poi lo potrò dire con certezza. Vedremo.
Un anno ha 365 giorni, se fai un calcolo veloce quanti giorni entri in acqua?
Direi non più di 120.
Serata ideale? Birra-amici, casa-divano, film-horror, donne-motori, tabacco-funghi, oppure vai a dormire presto?
Non ho serate ideali. Di certo una per questi mesi freddi: camino e boccia di vino. Una per i mesi caldi grigliata di pesce in spiaggia con birra e rutto libero. Meglio se nei Caraibi. Tabacco e funghi non l’avevo ancora sentita: sarà che sono cambiati i tempi? Io ero rimasto alla marjuana!
I tuoi genitori cosa dicevano quando a gennaio prendevi la tavola e sotto la pioggia partivi in motorino per raggiungere la spiaggia?
Prima frase di mio padre: Dove vai che non ce n’è di mare? (La giornata si rivelava stupenda). Seconda frase in caso di mareggiata attiva: guarda che è troppo grosso. Aveva ragione. Per mia mamma invece il problema c’era solo perché quando c’era onda forcavo la scuola. Da lì ho imparato a non volere più tavole colorate, tipo di rosso fuoco.
Grazie mille, continuerò a venire da queste parti e a pensare che i luoghi e i paesi li fanno gli uomini che ci vivono. Qui come queste case sono state costruite sulla roccia in pendenza, gli ulivi nascono e vivono senza quasi terra sotto le radici, la baia era e sarà attraversata ogni mareggiata da un lampo di stile e classe.