La Fisw ha ricevuto molte critiche in questi anni. Ha anche ottenuto dei risultati sportivi, il più importante parametro di valutazione della gestione di una federazione in seno al Coni. L’Italia ha vinto un Europeo e qualificato un atleta alle prime Olimpiadi del surf. Caso, fortuna, mancanza di rivali: si potrebbero dire tante cose al riguardo, ma sarebbero soltanto commenti ad un fatto che è lì, inconfutabile. La Fisw ha anche impresso una chiara impronta organizzativa e manageriale al settore agonistico, iniziando un percorso di riconoscibilità e internazionalizzazione del surf azzurro.
Ho avuto l’opportunità di parlare per più di un’ora con il Presidente della Fisw Luciano Serafica, rivolgendogli le mille domande che mi sono passate per la testa in questi anni di gestione Fisw. Abbiamo il pieno diritto di critica e ci mancherebbe, ma per discutere in maniera sana e consapevole è opportuno conoscere i ragionamenti e le valutazioni che sono alla base di una scelta. Il giudice supremo dell’operato di questa Fisw continueranno ad essere i risultati sportivi intesi in senso ampio (qualificazioni, medaglie, trofei ma anche migliorie di sistema), ma intanto da oggi avremo qualche elemento in più per poter commentare, elogiare o criticare il Presidente Luciano Serafica e la sua squadra. Una squadra che come scritto nel titolone dell’intervista è pronta ad accogliere un nuovo importante atleta.
Il surf è ufficialmente nella Fisw dal 2017: come sta andando?
Siamo onorati, è stata una grandissima chance. Grazie al surf siamo diventati federazione olimpica. Abbiamo preso lo sport più cool del momento. Il surf è lo sport acquatico per eccellenza, poi ci sono gli altri. Secondo me abbiamo fatto un discreto lavoro, partendo da 0 stiamo costruendo una nazionale. La maggiore difficoltà sta nell’aver ereditato una realtà che non conosceva le regole del mondo federale, completamente free, quindi inquadrarla a volte comporta delle inutili perdite di tempo.
Perdite di tempo…un esempio?
Parliamo delle gare junior. Abbiamo scelto le location migliori: Banzai, Forte dei Marmi, Buggerru. Non è colpa mia se in luglio ed agosto non ci sono le mareggiate. Noi le gare le chiamiamo quando ci sono le condizioni, ma ogni volta scatta automatica la polemica. La Fisw è abituata a fare oltre 60 gare l’anno con sci nautico e wakeboard. È chiaro che in quel caso è diverso perché diciamo “si fa domenica”, uno accende la barca e si parte. Col surf è più complicato. Ricordo la prima volta che mi hanno spiegato che la gara veniva chiamata in un mese mi è venuto il mal di testa. Poi coi semafori, non sto nemmeno a dirtelo. Oltretutto viviamo in Italia e le onde non sono così frequenti, soprattutto d’estate.
Avete mai pensato ad organizzare un censimento dei surfisti in Italia? Se i numeri fossero positivi come è lecito aspettarsi, il movimento acquisterebbe la capacità di attrarre investimenti.
Noi non l’abbiamo mai fatto ma in realtà penso che non siano mai le Federazioni ad occuparsene direttamente. Sono studi di mercato che fanno le aziende del settore. Porto l’esempio dello sci: tutti i praticanti sabato e domenica vanno a sciare, di questi però quanti sono tesserati? Molto pochi. La stessa cosa vale per il surf. Alcuni sport per praticarli devi tesserarti: il triathlon, il tiro con l’arco ad esempio, lo stesso sci nautico. Il surf è invece uno sport libero. La Fisw ha 40.000 tesserati. Il surf è sui 10.000 mentre 30.000 vengono da sci nautico e wakeboard. Il surf crescerà ma bisogna abituarsi a tesserare.
Sì perché però dovrei tesserarmi? Qual è il valore aggiunto?
Dipende dai club, ci sono delle belle realtà in Italia. Quando hai una tessera federale hai assicurazioni su infortunio e responsabilità civile. Assicurazioni vere eh…se prendi una botta al ginocchio surfando, l’assicurazione ti ripaga la visita e tutte le cure. In più per il surf abbiamo aggiunto la copertura per i danni a terzi, nel caso in cui prendessi una tavolata in testa o chissà cosa. Perché succede, lo sai. Con la tessera inoltre partecipi alla vita federale: corsi, gare, contribuisci alla crescita del movimento. Per il 2022 abbiamo anche l’obiettivo di aumentare le tappe del circuito promozionale.
Al di là del numero dei tesserati, secondo te in Italia ci sono più praticanti di surf da onda o di sci nautico e wakeboard?
Di surf da onda, senza ombra di dubbio.
Allora la domanda successiva è questa: si arriverà mai un giorno ad una federazione di surf e punto?
No, non ci sarà mai una federazione di surf perché il mondo sta cambiando. La politica del Coni prevede le aggregazioni di federazioni, questa è una cosa che giustamente in pochi sanno. Tendenzialmente, ove possibile, si cerca di accorpare le federazioni per abbassare i costi. Si abbassano i costi organizzativi e gestionali per alzare il budget destinato all’attività sportiva. Io non mi nascondo, lo sci nautico senza il surf poteva diventare una federazione a sua volta aggregata ad altri.
Però perché mi fate tutti questa domanda? Secondo il mondo la federazione surf deve essere in mano ad un surfista? Secondo me la federazione dev’essere in mano ad un dirigente sportivo. Mi stupisco della domanda. La federazione del surf esiste. Se il surf fosse stato da solo, con una sua federazione, avrebbe avuto minori possibilità di crescita.
Vedo che c’è una ferita aperta qui.
Il primo giorno che ci diedero il surf un signore che allora era direttore tecnico della federazione dichiarò: alle Olimpiadi ci va chi decido io. Era evidente che non sapesse nemmeno quale fosse il sistema di qualifica alle Olimpiadi. È importante avere le competenze. Noi fatto 100 spendiamo per il funzionamento della Fisw 25, il resto va all’attività sportiva. Siamo una federazione virtuosa, che ha sempre avuto i bilanci in regola. Oggi il surf è in mano ai surfisti perché Marco Gregori viene da quel mondo, Riccardo Baita viene da quel mondo, Alessandro Staffa, che è anche il presidente della commissione formazione della Fisw, viene da quel mondo. Qual è il problema?
Il surf ha avuto una grande opportunità, poteva diventare federazione. È stato una disciplina associata, in quegli anni tutte le associate sono diventate federazioni. L’unica che non ce l’ha fatta è stato il surf. L’arrampicata sportiva è diventata federazione da sola. Il surf aveva fatto l’iter ma al momento in cui doveva trasformarsi in federazione non aveva i presupposti. Quando sono arrivate le Olimpiadi non erano pronti.
In questi anni siete stati molto attenti a scandagliare il panorama internazionale in cerca di atleti da portare nel gruppo della nazionale. Come funziona il sistema di scouting della Fisw?
Il direttore tecnico e il capo allenatore del dipartimento surfing sovrintendono alla struttura di ricerca, analisi e valutazione degli atleti di ogni età, genere e disciplina. Le gare del circuito nazionale sono un momento davvero importante per osservare i migliori talenti del surf italiano, ma più in generale con questo programma di scouting seguiamo tutti gli atleti di passaporto italiano nel mondo. Tu me ne dici uno e io ti dico: lo seguo, ci parlo, ci sentiamo. Li facciamo venire anche ai raduni a seconda di dove siamo, anche all’ultimo stage in Costa Rica sono venuti due ragazzi uruguaiani che vivono lì. Hanno passaporto italiano. Dieci minuti fa stavamo parlando con il padre di un ragazzino cileno di 9 anni, vicecampione sudamericano, che ha passaporto italiano. C’è una ragazza di Maui, si chiama Nora Liotta, che ha fatto il QS. Le abbiamo scritto subito chiedendole se fosse italiana.
Un paio di mesi fa c’ha contattato Jesse Mendes, che ha il passaporto italiano, chiedendoci di gareggiare per l’Italia. Puoi ben capire che c’abbiamo messo meno di un secondo a dirgli di sì. Partiamo anche con lui dal 2022. Per noi alza il livello. Poi mi immagino già, “pigliano solo gli stranieri”. Io prendo i cittadini italiani. Lui addirittura potrebbe dirci che se non siamo disposti a valutarlo lo discriminiamo. Se sei uno forte e sei cittadino italiano, la Federazione ha il dovere di tenerti in considerazione. Abbiamo una mail in cui Jesse scrive “non vedo l’ora di iniziare a lavorare con la nazionale italiana”. Stiamo lavorando perché sia ufficiale.
Per quanto riguarda la formazione, tra gli L1 ci sono tanti istruttori non sufficientemente preparati ad insegnare il surf. Pensate di ripercorrere la strada della Francia, creando una sorta di esame supplementare per abilitare i maestri in Italia?
Io la penso come te. Secondo me fare il maestro di una disciplina devi avere un livello medio-alto. Se tu lo tieni basso, i migliori non vanno nemmeno a farlo il corso. Lo snobbano. Hai centrato l’esempio del maestro di sci, prima ne parlavi: quello è il massimo della formazione. Quando finiscono la coppa del mondo gli atleti dello sci vanno a fare il corso maestri. Quello è il top. Secondo me Alessandro Staffa è riuscito a fare dei corsi chiari ed interessanti, però bisogna alzare il livello. Poi non dobbiamo confondere i nostri brevetti con quelli dell’ente di promozione. L’ente di promozione è fondamentale perché allarga il movimento, ci aiuta e possiamo sviluppare sinergie, ma il brevetto che eroga abilita soltanto ad esercitare nell’ambito della promozione dell’attività sportiva. I nostri sono brevetti che ti permettono di esercitare come istruttore dello sport del surf in ambito nazionale e internazionale.
Presidente lo dico con accezione positiva, sei un politico sportivo.
No ti interrompo, io sono un amante dello sport. Ho iniziato a sciare sull’acqua a 5 anni. Mi piace altrettanto lo sci da neve. Ti assicuro una cosa: mantengo questo ruolo perché mi diverto e tutt’oggi pratico il mio sport. Il giorno che non mi divertissi più, vado in pensione e rimango in montagna.
Finisco Presidente: ho capito che per voi della Fisw è più importante la concretezza del lavoro dietro la quinte, ma hai mai pensato di essere più presente in mezzo alle persone del mondo del surf? Anche un giorno che ci sono le onde a Varazze, che magari è più vicino a dove fai base. Fare un giro, vivere l’atmosfera del surf.
Dal punto di vista della comunicazione pecco. Non sono uno a cui piace apparire. Dal punto di vista della presenza, quando posso vado alle gare. In un anno io faccio per la Federazione 75.000 km e 100 voli. I club li conosco quasi tutti personalmente, ho rapporti con tutti. È chiaro che mi diventa difficile la passeggiata a Varazze perché ho veramente pochissimo tempo ed ho anche una famiglia. Ma ti assicuro che sono un presidente presente sul territorio. Ogni club vado a trovarlo da 1 a 2 volte all’anno. Se hai un problema mi chiami. Mi chiamano addirittura i genitori. La mia amarezza è che alcune volte pensano che siamo 4 improvvisati, qui per caso. Tu hai ragione forse dovremmo avere un ufficio comunicazione per raccontarci meglio. Siamo abituati ad andare più sul concreto che sull’informazione.