È stata una lunga domenica di surf. La giornata inizia con la sveglia che come al solito suona molto presto. La previsione controllata con ossessione resta quella non ottimale dei giorni precedenti ma dormire quando ci sono le onde non è il nostro credo. La prima cosa che facciamo è prendere il telefono in mano e staccarlo dalla carica, con gli occhi ancora socchiusi diamo una controllata rapida alla webcam e ci rendiamo conto che è la solita merda di sempre.
Sconsolato scrivo a Brando: “Oh che si fa?” – “Mezz’ora e son pronto, andiamo e qualcosa si troverà” mi risponde lui. Appena entrati in autostrada ci rendiamo conto che è un’idea che hanno avuto in tanti, il traffico è denso ma dopo un paio di ore di viaggio arriviamo a destinazione e iniziamo il pellegrinaggio degli spot. Tutti affollati nonostante le onde non siano un granché. “Intanto faccio un bagno, poi si guarda” mi dice Brando, con l’entusiasmo misto a scoraggiamento di un ragazzino di 15 anni che ha tanta voglia di surfare ma che nella mente sogna altre onde. Come se non bastasse il sole va via e inizia una pioggia torrenziale.
Come da copione, le onde in un soffio di vento cambiano, peggiorano, calano e la line-up si riempie. Squilla il telefono, è Leo, che nel frattempo era partito da Riccione per raggiungere la costa ovest dopo la terza tappa del Generazioni Tour. “Sono arrivato a ****** c’è troppa gente anche qui, che famo? A Roby gli ho mandato un video di quel posto e dice anche lui di provare laggiù”. Ammetto che l’idea non convincesse molto né me né Brando che nel frattempo era uscito dall’acqua e aveva sfangato una session niente male nonostante l’affollamento e il mare attivo.
In queste occasioni il tempo scorre sempre veloce, guardiamo nuovamente le previsioni perchè il vento non cala e la stanchezza ci sta mettendo davanti a due scelte: rientrare in mezzo alla folla con il rischio di prendere più teste che onde o incamminarsi verso casa. Ci concediamo una merenda per prendere tempo e andiamo a rivedere il mare. Mentre ci stiamo convincendo a ritornare a casa, Roby richiama “Fidatevi, venite, mi mancano 100km e sono lì”. Alla fine diamo retta alla sua esperienza, andiamo a controllare. A prima vista lo spot conferma la nostra teoria, non è il suo mare, ma comunque c’è più misura e la previsione per il tramonto ci lasciano un briciolo di speranza.
Il sole inizia a calare e quel mare che fino a poco fa sembrava non sistemarsi mai, inizia a mettersi a posto e a mandare delle serie notevoli. Nel frattempo arriva Roby, fresco di 600km alla guida, manca un’ora al calasole.
Dopo un quarto d’ora di attesa, Roby prende la prima onda, tubo. Da li fino alla fine della session sarà una successione di onde di pregevole fattura. Uscendo sul suo volto si legge la soddisfazione di averli percorsi tutti con leggerezza quei 600km, poi esce anche Brando: “Finalmente delle onde serie”, mi dice sorridendo. Ne è valsa la pena? Si, come sempre, quell’ora di onde buone dopo una giornata di attesa lava via tutte le delusioni arrivate fino a quel momento. C’è un dettaglio che non ho ancora svelato: dopo una giornata di affollamento, quelle onde, le hanno surfate in solitaria.
Motivo per il quale, surfare in Italia, ha tutto un altro sapore.