di Gabriele Rizzoli
Ma si fa surf in Italia? Se tu che stai leggendo sei un surfista mediterraneo come me, vorrà dire che ti avranno fatto questa domanda almeno un centinaio di volte. È davvero una storia incredibile pensare di amare a tal punto uno sport tanto diverso e lontano dalla cultura del nostro paese. Il surf in Italia è qualcosa di nuovo: tornando di poco indietro nel tempo ci rendiamo effettivamente conto di come il surf fino a circa dieci anni fosse pressoché sconosciuto nel nostro paese. Adesso viviamo nella fase di una crescita inarrestabile, con i litorali di tutta la penisola che pullulano di nuove scuole di surf e gente di ogni età sembra oramai non poter fare a meno del surf. Ma rimane comunque uno sport diverso, alternativo, strano da capire per la maggior parte di persone.
Da piccolo i miei amici mi reputavano pazzo quando raccontavo loro delle mie session invernali sul litorale romano sotto la pioggia, il freddo, il vento, la corrente. Nonostante tutto, io amavo tutte quelle apparenti difficoltà. Ricordo ancora che spesso andavo a surfare dopo la scuola con la metropolitana, mi è sempre piaciuto prendere la metro e guardare fuori nell’attesa di arrivare al mare. Non scorderò mai degli sguardi che mi riservavano persone incredule, sembrava che avessero visto un alieno. Beh d’altronde come biasimarli? Vedevano un ragazzino di tredici anni nella periferia romana con i capelli bagnati a gennaio, una tavola ed una muta: non era cosa da tutti i giorni.
Il nostro paese non ha realmente idea di cosa sia il surf: la stragrande maggioranza è convinta che il surf sia uno sport per gente hippy praticato solamente alle Hawaii, in California o al massimo in Australia. Qualcosa adesso sta cambiando ma perfino mia mamma che conosce questo sport praticamente da quando sono nato, ogni volta che vado a surfare è convinta che in mare ci sia io e la mia tavola: sì perché io sarei l’unico scemo in acqua…Magari, quanto vorrei fosse così.
A dispetto della diffusa ignoranza che vi ho appena descritto, gli spot italiani risultano essere molto più affollati di quanto si potrebbe immaginare. Che paradosso incredibile: una gran ressa di persone seppur senza onde, o quasi senza. E invece quando ti trovi in oceano e qualcuno ti chiede “di dove sei?”, tutti rimangono increduli nell’apprendere che nel piccolo e quasi chiuso Mar Mediterraneo ci possano essere due onde in croce (“le onde”). Si due ondine ci sono, ma la cosa che mi diverte è che non hanno idea di cosa sia il surf in Italia. In molti conosciamo la sensazione unica che si ha nel surfare in Indonesia dove onde cristalline srotolano infinite per chilometri e chilometri, spesso senza nessuno se ci si lascia alle spalle quell’inferno (ma paradiso) di Bali. Saresti pronti a darmi del folle se vi dicessi che secondo me il surf in Italia ha un altro sapore? Direte un sapore di merda, lo so, ma se siete nati e cresciuti nel Mediterraneo saprete meglio di me che scorare (italianizzazione del verbo “to score” in uso nel mio gruppo di amici del surf) in Italia vince su tutto. Vi spiego perché.
L’Italia ha una frequenza di swell pressoché nulla, l’estate il nostro mare somiglia più ad un lago e d’inverno ti ha detto fortuna quando riesci ad incastrare una session a settimana. I problemi non finiscono qui: le onde quando si presentano sono corte, ventose, mosce, storte, marroni e chi più ne ha ne metta. Quante giornate passate sotto il freddo e la pioggia ad aspettare per ore ed ore che il mare entri, che il vento faccia il giro giusto ma poi niente. Finisce sempre che si entra in acqua per disperazione: fai un bagno, ti congeli e torni a casa più frustato di prima. Quindi ricapitolando noi italiani non surfiamo mai e quando surfiamo le onde fanno cagare, non fa una piega. Ma la cosa divertente è che noi italiani siamo in acqua con tutto quello che si muove. Devo ancora capire se questo aspetto sia onorevole o indicativo dell’atavica sofferenza che ci affligge, dipende da che punto di vista la si voglia vedere.
Sono tornato dal Costa Rica pochi giorni fa e appena arrivato c’erano due onde qui a Roma. Sono subito andato, arrivo a Banzai ed ero incredulo. Il mare era minuscolo, ventoso, brutto ma in acqua c’erano comunque 70 persone con il coltello tra i denti che remavano per racimolare il possibile. Amo questo spirito nostrano. In oceano non hanno idea di cosa voglia dire soffrire giorno dopo giorno il mare piatto, vedere e rivedere cento volte in una singola mattinata le previsioni che sono però sempre dannatamente uguali: flat. Ma tutto ciò scatena dentro di me delle sensazioni uniche, sapete quando? Quando ogni tanto si accende una luce, vedi le previsioni e tra uno sbadiglio e l’altro ti rendi conto che una vera mareggiata sta arrivando. E sì, anche noi abbiamo le onde cari, sono rare ma le abbiamo. Vi posso soprattutto assicurare una cosa: a volte in Italia si vede una qualità paragonabile a qualsiasi onda oceanica europea. Devi solo stare nel posto giusto al momento giusto. Avere fortuna, tenacia, pazienza, devi credere nel miracolo.
Mi fa ridere perché spesso lo stesso surfista italiano finisce per non crederci, magari rimane a casa coccolato dalle coperte oppure sceglie un’opzione sicura. L’Italia è un paese con circa 8000 chilometri di costa con una conformazione, a mio parere, pressoché perfetta per il surf. Vuoi che una volta ogni tanto due onde buone non si trovino? E quando le trovi, che sensazione hai? Credo di passare giornate intere rivivendo emozioni di giorni “epici” di mareggiate nostrane: quando le cose non le hai tutti i giorni te le godi il triplo. Anche perché c’è una cosa che mi fa impazzire, la famosa roulette russa: in Italia anche quando le previsioni sembrano epiche, perfette uniche, incredibili, la cosiddetta “purga” è sempre dietro l’angolo. Quante volte arrivi al mare con il massimo delle aspettative e ti capita una mezza roba odiosa che ti spezza praticamente il cuore.
E quindi io ho imparato oramai ad aspettarmi di tutto, ad arrivare al mare e vedere con i miei occhi per credere. Ma non so voi ma quando arrivo al mare, magari alle prime luci dell’alba di una fredda mattina d’inverno dopo aver guidato ore ed aver aspettato quel momento mesi, se per qualche strana ragione i pianeti sono allineati e come per incanto vedi una serie srotolare perfetta di fronte ai tuoi occhi, dentro di te si crea qualcosa di unico, di diverso, di semplicemente magico. Qualcosa che per me personalmente è di euforia superiore rispetto a quel che provi di fronte ad onde perfette giorno dopo giorno in Indonesia. E la maggior parte di voi penserà: sì ma le onde per quanto epiche possano essere, rimangono sempre quelle che sono quaggiù. Ed è qui che vi sbagliate: ho avuto la fortuna di vivere session con onde fuori dal mondo e di una perfezione inaudita proprio qui nel nostro piccolo ed inconsistente Mar Mediterraneo. Quante volte è capitato? Sarò onesto, purtroppo quelle giornate si contano sulle dita di una mano ma è proprio questo a renderlo speciale.
Il surf in Italia ti fa soffrire tanto. A volte in periodi di estrema astinenza di onde invidio tanto chi non ha idea di cosa sia il surf, quelli che per divertirsi e passare una bella giornata devono solamente alzare il telefono e prenotare un campo che sia da calcio, tennis o padel. Quando viaggi in Oceano, surfi tutti i giorni senza pensare a niente e poi torni qui nel Lago Mediterraneo e cadi in depressione perché ti rendi conto, di nuovo, della difficoltà del surf in Italia. Ma arriverà, arriverà ancora una volta quella giornata che ti regalerà attimi di gioia indescrivibile. Questa è la magia del surf in Italia. Odio e amore costante per uno sport dannatamente difficile ma semplicemente epico.
In fondo a questo sfogo di pancia sono arrivato a capire che ha ragione un mio vecchio amico: in Italia devi solo credere nei miracoli.
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