In un mondo ormai assuefatto di contenuti sembra non esserci più spazio per qualcosa che sappia ancora emozionare. Nel surf è ancora più difficile. Bombardati costantemente dalle clip dei professionisti che ormai riprendono qualsiasi aspetto della loro vita, riuscire ad emergere con un contenuto di qualità è praticamente impossibile. Ma se c’è così tanta inflazione di produzioni, perchè “IDIOT BOX” di Kael Walsh è il video di cui il surf aveva bisogno?
Chi è Kael Walsh?
Kael Walsh è nato e cresciuto a Yallingup, nota località del Western Australia che ha forgiato alcuni dei surfisti migliori della terra dei canguri. Avete presente il famoso “limestone” di cui sono fatte le vostre mute? Probabilmente parte di quel materiale è stato estratto proprio dalle cave di Yallingup. Avete presente quei famosi video storici di tubi immensi e air mostruosi girati in Western Australia? Probabilmente sono stati girati qui. Una terra così selvaggia e impregnata di surf non poteva che dare i natali ad un surfista come Kael. La prima ed unica volta che l’ho visto surfare dal vivo mi trovavo ad Hossegor. Era la mia prima volta in Francia, nel 2018. Kael aveva poco meno di 20 anni ed era abbastanza sconosciuto. Gli scattai alcune foto ed entusiasta del risultato me ne chiese una da poter pubblicare sul suo profilo.
Cosa c’è di particolare in questa foto da raccontare? Il suo compagno di team Joel Paxton, eseguendo un air simile, era appena atterrato direttamento sulla battigia e si era spezzato di netto la gamba. Lo vidi tenersi con le mani lo stinco che fino a qualche istante prima era ciondolante come se si stesse per staccare da un momento all’altro. Una volta aiutato l’amico a raggiungere la spiaggia, Kael come se niente fosse successo, è rientrato in acqua e ha chiuso un paio di air mostruosi.
“Sono sicuro che sentiremo parlare di lui in futuro, è troppo forte”
Incredibilmente però, nonostante Kael fosse uno degli atleti di punta del team Young Guns di Quiksilver, le sue pubblicazioni latitavano. Aveva pochi post su Instagram e non compariva spesso sui media di riferimento. Questo fatto mi colpì molto, in un’era in cui si puntava a dimostrare sempre di più le proprie abilità, questo ragazzo fortissimo limitava i propri contenuti. Ma se Quiksilver lo ha tenuto così a lungo nel proprio team nonostante al giorno d’oggi una delle prerogative degli sponsor sia quella di apparire il più possibile ci doveva essere un motivo. Ed eccolo qua. Questo video è la risposta al mondo del surf intero.
Perchè questo video è importante?
Kael è un surfista diverso, l’avrete capito. Non fa delle gare la sua principale ambizione, ha due partecipazioni come wildcard a due eventi del World Championship Tour eppure non ha mai intrapreso seriamente quella via di carriera. Non è un influencer, il suo profilo di instagram conta soltanto 150 post in 5 anni, pochissimi se si considerano i ritmi dei social. I suoi contenuti sono sempre di qualità incredibile, difficilissimo mantenere standard così alti, anche da parte di atleti ben più blasonati.
Qualche giorno fa, senza troppi annunci, quasi in sordina, ha pubblicato un video con riprese così belle che non si vedevano da un bel po’ e con uno stile che sembrava ormai appartenere al passato. Molto surf, zero parole, musica giusta e immagini mozzafiato. Con tutta l’umiltà del ragazzo, sempre silenzioso, il video ha fatto il botto, prima su Stab e poi una volta uscito anche ai non abbonati ha iniziato a fare il giro dell’internet. A testimonianza che il pubblico ha interesse verso questo tipo di contenuti e che i brand forse dovrebbero tornare a destinare un po’ di budget sul vero hardcore del surf. Questo video è importante anche perché segue la scia di “Reckless Isolation” di Kolohe Andino: (che infatti ha espresso i complimenti a Kael andandoci giù non proprio leggero con i suoi compagni surfisti e con i format “like and subscribe”) e che riporta un pò la vecchia concezione di fare contenuti nel mondo del surf, ovvero dare la precedenza all’azione accompagnata da belle immagini e buona musica.
Uno di quei video che ci metti un pò a girare, che partorisci, che coltivi e che non bruci subito dopo pochi giorni dalla session oppure la sera stessa. Uno di quei video che una volta venivano presentati attraverso premier o articoli cartacei sui magazine. Che dovevi attendere per vederli. Ecco perchè questo video è bello, non solo per le immagini di gran surf e di una qualità straordinaria, non solo per il carattere e l’abilità del surfista, ma anche per aver fatto le cose alla vecchia maniera. Il progresso è bello, ma tante volte non è la scelta migliore. Buona visione.