Quando c’è una piaga aperta nel mondo del surf siamo sempre pronti ad infilarci il dito. Negli ultimi giorni scorrendo Instagram riflettevo su una cosa: perché cosi tanti mediocri surfisti italiani si lanciano alla disperata ricerca dello sponsor? Per tutta la mia infanzia ho giocato a calcio. L’ho fatto a buoni livelli ma di certo non ero un fenomeno. Ripensando a quei giorni, mi è venuta in mente che ogni tipo di attrezzatura di cui avessi bisogno dovevo comprarmela. Come me anche quelli molto più forti. Anche i ragazzi che erano nel giro delle nazionali si compravano le scarpette o i parastinchi, e costavano molto meno delle tavole da surf o delle mute.
![corsa allo sponsor](https://www.tuttologicsurf.it/wp-content/uploads/2022/01/MSTB_04-2.jpeg)
Fatti i conti e tirate le somme ho pensato: com’è possibile che un brand di surf abbia interesse nello sponsorizzare così tante persone? Considerando il costo dell’attrezzatura e la difficile reperibilità dei materiali dovuta alla crisi del covid e all’aumento della richiesta da parte dei consumatori, anziché diminuire gli sponsorizzati sono magicamente aumentati.
Giovani
Partiamo dai più piccoli. Vedo spesso su Instagram giovani surfisti italiani e non che taggano nelle loro foto i profili dei brand più famosi al mondo. Molte volte lo fanno con indosso una muta di un brand e altri 5 o 6 marchi taggati all’unisono. Da spettatore mi domando: perché? Forse lo fanno perché vorrebbe essere davvero sponsorizzati da quei brand e così sperano di farsi vedere in qualche modo. Andando più a fondo però, spesso dietro a certe decisioni c’è la volontà del genitore, che vedendo altri ragazzini sponsorizzati non accetta che il proprio figlio sia da meno e le prova tutte pur di attirare l’attenzione. Da qui si passa allo step due: il finto sponsor.
![Sponsor surfisti italiani Sundek](https://www.tuttologicsurf.it/wp-content/uploads/2022/01/vintage-kelly-slater-sundek-ad-778x1024-1.png)
Come funziona? Vado al negozio e compro soltanto mute di una marca. Il negoziante, magari amico, mi fa uno sconto del 30%, attacco gli adesivi sulla tavola e ringrazio il brand tramite il profilo di mio figlio. Compro una tavola e ringrazio lo shaper. Ma seriamente pensate che la gente creda che Channel Island o Pukas vi regali una tavola? La maggior parte dei professionisti paga le tavole o le ha in comodato d’uso, figuriamoci se le regala ad un ragazzino che sta imparando a surfare. Sembra fantascienza, ma purtroppo la corsa all’adesivo e alla sponsorizzazione dei surfisti italiani è una cosa molto più seria di quello che sembra. Il mondo dei social network bombarda in continuazione i nostri occhi con immagini spettacolari miste a stereotipi che diventano uno status da seguire.
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La corsa allo sponsor è una conseguenza diretta della trasformazione che il surf sta avendo negli ultimi anni. L’ambiente sta diventando sempre più simile a quello del calcio. Mi tornano in mente le sceneggiate che vedevo fare ai padri di qualche mio compagno di squadra perché il figlio scarso non giocava e che pur di farlo giocare compravano le divise o i palloni. Da amante di questo sport non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanto. D’altra parte mi rassicura il fatto che è un trend dannoso per i giovani ma fine a se stesso, i brand più che mai fanno selezione, un pò come il mare. Quando conta ad emergere tra i surfisti italiani sono sempre i soliti, giovani e silenziose speranze del nostro movimento.
![Leo Fioravanti surfisti italiani](https://www.tuttologicsurf.it/wp-content/uploads/2022/01/48688e53800697.59417c34629d9-1160x773.jpg)
Adulti
Pensate che crescendo con l’età questa moda finisca? Vi sbagliate. Anzi, si amplifica. A caccia di notorietà e affamati di visibilità, i surfer cresciuti non accettano che qualcuno più bravo di loro abbia un adesivo sulla tavola ed eccoli a millantare false collaborazioni sulle autostrade dell’internet. Prima di fare questo lavoro full-time, ho lavorato per anni in uno dei negozi di sneakers migliori d’Italia. Essendo uno dei migliori, i quantitativi d’ordine erano davvero importanti e quindi negli anni sono venuto a conoscenza dei responsabili marketing dei brand più in voga, tra i quali si insidiavano anche due noti marchi di calzature da surf e skate. Volete sapere quanti dei surfisti che vantavano sponsorizzazioni da questi brand erano realmente supportati? ZERO. Addirittura alcuni di questi brand all’epoca non avevano più neanche il team europeo.
![](https://www.tuttologicsurf.it/wp-content/uploads/2022/01/surf-company-logos-1160x653.png)
Conclusione
In conclusione quello che sembra un trend subdolo e sciocco, è diventato in realtà molto dannoso per il movimento del surf italiano ma anche mondiale. In un mondo dove tutti si sentono influencer, i brand approfittano di tutta questa pubblicità gratuita che l’utente social offre non solo a costo zero, ma addirittura comprando i prodotti.
La cosa più sciocca per l’appunto è pagare per fare pubblicità. Qualche anno addietro avreste mai pensato di comprare una muta e di ringraziare il brand promuovendolo e non ottenendo niente in cambio? Oppure, per fare un esempio più assurdo: comprereste mai una lavatrice ringraziando il produttore per averla messa in vendita? Per me che lavoro con le aziende è follia pura. Purtroppo spesso mi trovo a combattere con colleghi che offrono prestazioni in cambio di visibilità. Comprendo quindi il malcontento di quei surfisti, giovani e adulti, che nonostante il talento fanno molta fatica a trovare qualcuno che li supporti. Ne abbiamo parlato nel podcast con uno dei maggiori esponenti dei surfisti italiani. Roberto D’amico.
Mi dispiace perché al momento non vedo una soluzione: in un mondo dove la visibilità è diventata importante come l’ossigeno, la corsa allo sponsor non finirà mai. Da amante di questo sport, spero che i genitori capiscano che un ragazzo deve percorrere la propria strada e che l’adesivo sulla punta di una tavola non è un vanto, ma un riconoscimento che va meritato attraverso sudore e sacrificio. Non illudete un bambino che ama il mare. Ai più grandi chiediamo: ma è lo sponsor che vi rende surfisti o la passione per il mare? Perché spesso sembra che uno surfi soltanto per quel maledetto adesivo sulla punta della tavola. Fermate la vostra corsa allo sponsor e vi divertirete di più. Garantito.