All’inizio io e Tommaso volevamo andare in Ghana con Bear: ispirati da Nü RYTHMO, un bellissimo surf film con Mikey February, c’eravamo già immaginati di poter scrivere una storia cucita sulle vibes africane. Grazie alla nostra amica Camilla si crea l’occasione di parlare con Linda e Filippo, sì quel Filo col cognome più aziendalista che possa esistere, e tra le varie proposte di collaborazione mettiamo sul tavolo anche il progetto Ghana. Era settembre del 2022, Linda e Filo stavano per volare in California con Joao e Antonio Dantas.
Verso fine 2022 apprendiamo che il prossimo trip si sarebbe dovuto svolgere in una location con colori e paesaggi invernali, cercavamo onde immerse nel verde tra foreste e campagne. Se penso al Ghana l’ultima cosa che mi viene in mente è il verde di campagne e foreste, quindi niente: si riparte da capo perché le premesse erano tutte sbagliate. La ricerca della destinazione più adatta per scattare la collezione d’abbigliamento FW23 di Bear e girare un video progetto parallelo allo shooting di moda riparte da idee come Irlanda, Azzorre, Islanda e Cantabria.
Gli approfondimenti vanno avanti e si restringe il cerchio: convergiamo per diversi motivi sulla Cantabria, che è oltretutto una sorta di seconda casa per il nostro leader emotivo e spirituale, Filorso con due sole “o”, da leggere tutto attaccato. Oltre a Filo e Linda, direttrice di Bear, la compagnia dell’orso è composta da me, Tommaso Pardini e Alberto Maiorano sul fronte creativo. Dall’altra parte di foto e videocamere abbiamo i veri protagonisti della storia: Joao Dantas, Ian Catanzariti e Giordano D’Ecclesiis. Un tridente d’attacco che accompagnato da un Filo Orso in ad agire da jolly in maglia numero 10, sperimenterà nei beach break della Cantabria un quiver di tavole alternative by Bear Surfboards. Fishettoni rétro, ibridi iconici, tavolette asimmetriche e un longboard dal sapore superclassico.
Lezione del primo giorno in Cantabria: agli allevatori locali piace appicciare incendi
Non ero mai stato in Cantabria prima ma avevo sentito molti racconti a riguardo. Recensioni mai troppo circostanziate per la verità, forse anche perché io per primo non ero così stuzzicato dall’idea di andarci. Sbagliavo. La Cantabria non è soltanto Somo e la Cantabria soprattutto non è soltanto il surf, ma ci arriviamo per gradi. Riavvolgiamo il nastro per tornare all’inizio dell’avventura. Io e Tommaso voliamo da Lisbona a Santander via Madrid, scalo tecnico di un volo Iberia. Delusi dalle condizioni avverse incontrate durante il Pro Portugal e zuppi di umidità, ci spariamo questi due brevi voli tra turbolenze continue, vuoti d’aria, raffiche, tuoni e saette. Non sarà l’ultima disavventura. Giunti sani e salvi a Santander guidiamo fino a Lierganes, 20 km nell’entroterra. Linda e Filo ci accolgono in un cottage posizionato sul cocuzzolo di una collina con una vista privilegiata sulle montagne circostanti. Tutto meraviglioso finché una sera, mentre adorabilmente cenavamo in cucina, guardando fuori dal finestrone che dà sulla Cima Cotillamòn ci accorgiamo che qualcosa non va. La montagna è in fiamme, un enorme incendio sta divampando a qualche centinaio di metri da casa nostra in linea d’aria. Cuor di leone, mi fiondo a fare lo zaino. Joao si accende una torcia – e no, non dico quella dell’iPhone. Dal proprietario di casa scopriamo che ‘è normale’, in questa stagione gli allevatori appicciano incendi ‘controllati’ per fertilizzare il terreno ed evitare che gli incendi divampino in estate, quando sarebbe più difficile tenerli a bada. Noi comunque senza saper né leggere né scrivere, visto che il rumore delle piante che ardono è spaventoso e tira pure vento, ce ne andiamo a dormire in albergo. La nottata passa così. Non ce lo meritavamo.
La compagnia dell’orso: paura di fare km in macchina per cercare onde mai avuta
Al di là della sfiga dell’incendio, che si è spento senza arrecare alcun danno, vi sarà forse sorta una domanda: perché se vai a fare un surftrip e prendi casa in collina? Per capire questo viaggio bisogna sempre tenere a mente il duplice scopo della missione: fashion shooting e surf film. Che ce ne frega della distanza, siamo surfisti mediterranei, gente che macina più chilometri di un camionista per inseguire le onde. Dovendo rispettare una tabella di marcia fittissima per riuscire a portare a casa tutto il materiale foto e video, diventa fondamentale scegliere i momenti giusti per andare in mare, ma in Cantabria ci muoviamo tranquilli perché chi ha Filorso non trema.
Anche se, dice Filippo: “Per capire le previsioni non esiste metodo più efficace che mettere il naso fuori casa e capire com’è il mare”. E quindi a meno che il naso di Filo non sia lungo 20 km, nel dubbio, per evitare di perdere delle buone session, abbiamo adottato la strategia tanto cara a chi frequenta le coste mediterranee: guidare, cercare, checkare. If you don’t go, you’ll never know. Sfruttando la conoscenza del posto, ci siamo sempre mossi con criterio e nella maggior parte dei casi devo dire che facevamo strike al primo colpo. Con l’esigenza di filmare il surf e muovendoci in quattro, a volte cinque surfisti considerando anche me, siamo sempre stati alla larga dalle onde meno conosciute, che purtroppo erano pure le più affini allo stile di surfata che si addice alle tavole Bear. Niente point quindi, nemmeno l’ombra, considerano d’altronde che le possibilità di surfare point su roccia in Cantabria sono davvero ridotte.
Il surf in Cantabria non è solo Somo
Abbiamo sempre filmato in tranquillità e non di rado ci trovavamo in acqua da soli. Questo è un gran punto a favore della Cantabria, che comunque ha il suo zoccolo duro di local. Per descrivere l’atteggiamento della popolazione prendo in prestito le parole di Filo: “Gente che sta un po’ sulle sue e che vive il turismo come lo viviamo noi liguri – male. Conquistare la fiducia di un cantabro come di un ligure non è semplice, ma dopo anni qui mi sento a casa”. A fine marzo faceva buio alle 20.30 e questo è un altro pro del surf in Cantabria, mentre l’ampia escursione di marea e la volubilità delle secche rappresentano due ostacoli nella ricerca di buone onde. In 10 giorni intervallati da momenti passati a scattare in contesto urban o country, abbiamo surfato in cinque spot, che nomino da ovest ad est: Liencres, Somo, Laredo, Langre, Sopelana. Lunghi spostamenti e rapidi cambi di fronte non hanno mai fiaccato la ciurma, il cui pensiero è stato fotografato dalle parole di Joao: “Amo viaggiare per ore e ore in macchina, l’incertezza di non sapere come sarà rende tutto ancora più emozionante. Amo questo aspetto del surf”.
Di spiagge mozzafiato ce ne sono tante in zona, ma metto Liencres al primo posto della mia classifica personale. Dopo Hossegor e Peniche nella lista delle spiagge più mainstream del surf europeo invece viene Somo, che offre un’infinità di soluzioni: dal picco comodo difronte allo skatepark a dei banchi raggiungibili camminando scalzi per sentieri tra i boschi. Non ricordo session epiche ma l’onda di Somo non c’ha mai lasciati a piedi. Il 23 Marzo con 1.6 a 11 secondi e vento da terra ci siamo sparati qualche ora gratis ad Alaia Bay, faceva una sinistrina molto simile all’onda expert della wavepool svizzera. Vedrete nel video i ragazzi che si divertono a spingere i limiti di twin fin e asimmetriche. Langre si trova a soli 10 minuti di macchina da Somo ma sembra di entrare in un’altra dimensione. Prati di un verde talmente intenso da risultare quasi fastidioso conquistano terreno a perdita d’occhio, il tipico odore di stalla viene sospinto sulle ali del vento gallego fino alla lineup. Seduti là fuori, aspettando un’onda, riusciamo a scorgere sulla linea dell’orizzonte le cime aguzze del Picos de Europa. Langre è un luogo incantato che può regalare anche ottime onde da spartire con poca gente.
Uno degli ultimi giorni invece abbiamo sconfinato nei Paesi Baschi per andare a scattare a Bilbao e che fai, ti privi di un check degli spot della zona? Mi ero sempre fermato a San Sebastian venendo giù da Hossegor, mi mancava Bilbao (consigliatissima: città nel futuro) e di conseguenza gli spot nei paraggi. Nell’ampio parcheggio di Sopelana si respirava un’atmosfera stupenda, tanti giovani e sopratutto tante facce rilassate. Dal belvedere di Cala Polita si possono checkare le due baie che a loro volta hanno diversi picchi surfabili. Noi siamo entrati nella baia più a nord-est, faceva un’ondina a-frame su sabbia molto divertente ma infestata purtroppo di local poco disposti a spartire la torta. Marzo è ancora alta stagione in Atlantico e 10 giorni sono un buon campione per fare una valutazione sulla qualità del surf in Cantabria. Con le previsioni può dirti bene o male, ma Filo Orso che viene a Somo da 13 anni ha confermato che abbiamo avuto condizioni nella media di quello che è il surf in Cantabria. Divertente e abbastanza sicuro, quasi mai epico. A meno che la vostra definizione di epico non sia un metro pulito su sabbia. Come direbbe Joao: “Izuerdinas cocacola”, cioè ondine rippable e divertenti ma senza troppe pretese.
Viaggiamo tanto per inseguire le onde e sono giunto alla conclusione che sia sbagliato o quantomeno ingeneroso valutare una destinazione basandoci principalmente sulla bellezza delle onde incontrate. Ci sono voluti 30 anni e qualche capello bianco per capirlo, ma l’ho accettato: si vive meglio ragionando così.