Caschetto sì o caschetto no? In un mondo dove le apparenze contano eccome, indossare un elmetto protettivo in acqua può farti etichettare come kook o sfigato. Ma se ad indossarlo sono i professionisti? Evidentemente c’è un motivo. Tanti vedono il caschetto nel surf come un segno di debolezza, noi vogliamo dirvi perché invece è diventato una buona abitudine.
Punto primo: Ti salva la vita. Avete mai provato a surfare una line-up affollata con delle onde che superano di un bel po’ i due metri? Forse no. Ma la condizione che da noi è una rarità, all’estero si verifica quotidianamente. Può capitare molto spesso di prendere una tavolata in testa o di fare un wipeout sul reef, avere un casco può evitare di farti perdere conoscenza e quindi di affogare.
Esperienza personale
Ci sono dei contro, è vero. Personalmente detesto l’uso del caschetto nel surf e sono l’esempio perfetto di chi può dirvi che è un errore. Non amo avere un laccio sotto al mio collo, mi da fastidio e mi da una sensazione di mobilità ridotta. Quando faccio i duckdive mi sento poco padrone del mio movimento, galleggia e non riesco ad andare profondo sotto le onde. Lo scafandro sbatte sul bordo, l’acqua gocciola sui miei occhi troppo a lungo e spesso la visuale è ridotta dal casco che si sposta leggermente in avanti sulla fronte. Anche i movimenti del collo vengono limitati, a volte ho la sensazione di potermi far male soltanto per ovviare a quelle costrizioni. Però, c’è un però. L’altro giorno stavo scattando e c’erano delle persone poco pratiche in mare. Prendevano le onde fuori dal picco e un paio di volte remando la schiuma mi sono planate addosso lanciando via la tavola. Morale della favola? Tavola in testa e bernoccolo. Il cappuccio della muta in quel caso mi ha salvato, ma se il colpo fosse stato più forte sicuramente mi avrebbe aiutato avere l’elmetto.
Durante il mio viaggio a Tahiti insieme a Michele Maremmani, la maggior parte dei fotografi in acqua utilizzavano il caschetto e mi hanno raccontato degli incidenti che hanno avuto. Dominique Mosqueira in particolare è quello che si è raccomandato di più sull’utilizzo del casco, qualche anno fa ha subito un incidente mostruoso proprio a Teahupo’o rischiando di morire. Dei surfisti in lineup invece, solo Michele ed un altro lo indossavano. Coincidenza molto strana visto che alcuni dei ragazzi in mare hanno avuto diversi incidenti, alcuni che hanno anche richiesto l’intervento dei soccorsi medici.
Testimonial
Alcuni dei surfisti più forti al mondo hanno iniziato ad utilizzare un caschetto. Uno dei primi nel passato più recente è stato Owen Wright. Dopo aver subito un pauroso incidente a Pipeline che gli è costato un trauma cerebrale e un anno di stop ha iniziato ad usarlo con maggiore frequenza.
Koa Smith è un altro dei surfisti che dopo aver subito due infortuni molto gravi, ha rischiato di non tornare mai più a surfare in vita sua. “Un terzo incidente potrebbe costarmi davvero caro, sono obbligato a mettere un caschetto” ha ammesso Koa tramite un post su Instagram. Il primo incidente, uno scontro con la moto d’acqua, gli ha causato una concussione che lo ha tenuto fuori dai giochi per sei mesi. Tornato in acqua senza protezioni, di nuovo un infortunio: un clamoroso wipeout a Nias lo ha tenuto ai box per un anno intero.
Kauli Vaast, l’enfant prodige tahitiano che surfa con disinvoltura Teahupo’o, ha iniziato ad abituarsi al caschetto nel surf fin da piccolo. Da quando ha 11 anni infatti lo indossa in ogni condizione. Adesso tende a metterlo soltanto quando il mare è molto grosso, ma comunque è sempre un suo fidato alleato.
Parker Coffin ha deciso di iniziare ad utilizzare l’elmetto in condizioni di mare impegnativo dopo una brutta caduta in Indonesia: “Ho fatto un wipeout e battendo la testa sul reef ho perso conoscenza. Spesso ci spingiamo oltre i limiti, è bello avere un pò di sicurezza in più”.
Utilizzo tra i surfer italiani
Tra gli Italiani abbiamo visto molto recentemente due dei migliori surfisti della penisola sfoggiare un caschetto. Roberto D’amico durante la sua heat al Quemao ha deciso di proteggersi e lo ha apertamente ammesso sul suo profilo Instagram, comunicando esattamente alla sua maniera: “Non c’è da vergognarsi, rispetto per uno degli spot più pericolosi al mondo”.
Anche Edoardo Papa, sempre alle Canarie, ha deciso di utilizzare questo tipo di protezione. Gli abbiamo chiesto un’opinione al riguardo: “Utilizzo il casco soprattutto in spot come il Quemao. Spot che vanno rispettati e bisogna essere consapevoli che un errore può costarti la vita. Ho un amico che grazie al casco è riuscito ad evitare un brutto infortunio, toccando il fondale lo ha rotto in due, immaginate cosa sarebbe successo se non lo avesse indossato. Per quanto riguarda l’utilizzo non ho mai avuto problemi, lo metto generalmente su onde grandi dove non faccio manovre, non mi ha mai dato fastidio. Bisogna essere consci dei propri limiti, io preferisco utilizzarlo quando le condizioni sono impegnative”.
Anche tra i più giovani l’utilizzo del caschetto sta prendendo piede, Francesco Lazzarini è uno dei surfisti italiani che ha scelto di abituarsi a metterlo: “Ho iniziato ad usarlo circa due anni fa. Durante una session a Lanzarote le condizioni erano impegnative e il nostro amico Giulio Caruso decise di entrare con il caschetto che gli era stato prestato da un ragazzo locale. Durante quella session Giulio è caduto in un wipeout e ha colpito il fondale scheggiando il casco. Da quel momento ho deciso che lo avrei indossato anche io. Inizialmente l’ho trovato fastidioso, soprattutto perché l’acqua rimane nelle orecchie e non si sente bene. Quando cadi il casco tende a galleggiare quindi inizialmente ero un po’ disorientato durante i duckdive e i wipeout. Ma è questione di abitudine. Quando c’è bisogno lo indosso sempre”.
Voi cosa ne pensate? Perché non usate il caschetto nel surf?