Se dici Maremma pensi al vino, alla carne, ad una campagna sconfinata che arriva fino a gettarsi nel blu del Mar Tirreno. Capalbio, Ansedonia, Porto Ercole, Talamone, Punta Ala: località bellissime, ma non proprio degli spot adatti al surf, eccezion fatta per Ansedonia che nelle sue giornate di Scirocco è cinta d’assedio sia da sud (romani) che da nord (versiliesi e livornesi). Più su a Castiglione c’è anche un’altra spiaggia molto cara ai surfisti della zona, ma per il resto la vicinanza di Corsica, Isola d’Elba e la stessa Sardegna oscurano generalmente questo tratto di costa. Insomma se dici Maremma non pensi al surf, oppure alle onde: pensi ad altro.
Roberto Guicciardini, per gli amici Bob, sta contribuendo a mettere la Maremma sulla mappa del surf italiano. Disegna e produce tavole a mano da ormai diversi anni. Si definisce “un ragazzo di campagna dal senso pratico”, gira con in tasca un Nokia perché “io lo ricarico una volta a settimana, e voi? In più sono maldestro, il telefono mi cade ogni tre per due, sto bene col mio 3310”. Vi starete chiedendo come si faccia a vivere senza What’s App, pure io. Infatti ho chiesto spiegazioni: “Si vive benissimo. Pure senza social, che gestisco per lavoro dall’iPad”.
Bob Surfboards nasce da un concetto semplice, una filosofia incarnata perfettamente dal suo padre: “Con meno pretese ci si diverte di più. Se vai in mare con tavole troppo tirate e performanti in Italia fai sugering, come si dice qui in Maremma, rimani fermo a mollo”. Mi piacerebbe riuscire ad andare oltre tutte le pippe mentali che mediamente si fa un surfista su attrezzatura, tipologia di onde, forma fisica, esperienza, capacità e via dicendo ma non so, continuo a pensare che il surf sia una scienza complicata e spesso inesatta.
Bob fa appello a pochi principi enunciati come credenze popolari e quasi riesce a convincermi, soprattutto perché ha entusiasmo e quella simpatia tipica dei toscani. Questa è epica, sentite: “Dico sempre che è inutile che ti metti sotto le mele una R6 se Valentino ‘un sei. Se vai al Mugello 2 volte al mese sei un pilota amatoriale, non la sfrutti quella R6. Non dà divertimento, ma frustrazione. Invece se ti prendi con gli amici un bel SI e ti metti a fare le gare nel prato, cavolo sei sempre a tutto gas e ti diverti come un matto. Magari non vai a niente, ma stai sempre col sorriso in faccia”. E vagli a dir di no…
Insisto spesso sull’estetica delle tavole, sono anche uno di quelli che subiscono il fascino delle colorazioni particolari. Bob Surfboards si è fatto strada nel piccolo mercato italiano con un modello di fish che si chiama Pesciolino, “che vedi innocente e tribale ma in realtà è un gran bastardo”, dice Bob. Lo vedrete come in questa foto in mille colori più uno, una caratteristica diventata ormai marchio di riconoscimento. Quando chiedo allo shaper maremmano quanto sia importante l’estetica in una tavola da surf, mi dà la stessa risposta che avevo in testa: “La tavola funziona se il surfista è gasato di usarla. Quindi direi tantissimo”.

In questa nuova puntata di Arti & Misteri c’è stato anche modo di fare riflessioni più di sistema, per guardarsi in casa, in questa piccola casa che è il surf italiano, e di puntare il dito verso un atteggiamento che purtroppo persiste. Anche tramite i dm di Instagram di Tuttologic Surf in questi mesi abbiamo ricevuto domande del tipo “dove posso imparare a shapare?”: non so mai cosa rispondere. Perché la mentalità è quella descritta da Bob: “Sono tutti gelosi del mestiere. La gelosia della conoscenza è il miglior modo per rimanere dove siamo. Ho connessioni con tutti i giovani, vedo che tra di noi le cose stanno cambiando, ma spesso e volentieri dai grandi artigiani del surf italiano trovo una porta chiusa, vedo che hanno paura e gelosia”.
Il podcast completo con Bob Surfboards su Spotify e YouTube.